Roma – La Legge di bilancio per il 2018 anno dovrà trovare circa 10 miliardi per rispettare l’impegno con l’Ue di far calare il rapporto deficit/Pil all’1,2%, lo indica il Documento di economia e finanza presentato ieri dall’esecutivo e trasmesso ufficialmente oggi alla Camera dei deputati. Il deficit si attesterà al 2,1% quest’anno, ma la variazione strutturale di 0,9 punti di Prodotto interno lordo sarà in parte assicurata dalla manovra correttiva (ancora ignota nei dettagli) che il governo ha messo a punto per rispondere alle richieste di Bruxelles. L’aggiustamento, come annunciato ieri dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, dispiegherà i suoi effetti anche nei prossimi anni e nel 2018 peserà per uno 0,3% del Pil. Da qui la necessità di trovare ‘solo’ un ulteriore 0,6%, 10 miliardi appunto, con la speranza di riuscire a ridurre ulteriormente il fabbisogno grazie a una nuova “discussione sul Patto di stabilità” che il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha più volte annunciato di voler intraprendere in Europa.
L’intenzione è confermata nello stesso Def, dove si sottolinea che “qualora a livello europeo intervenissero cambiamenti nel braccio preventivo del Patto di stabilità e crescita in senso più orientato alla crescita e allo sviluppo, ciò potrebbe ridurre le correzioni fiscali richieste all’Italia per i prossimi anni”.
In ogni caso, sarà importante mostrare responsabilità di bilancio, indica implicitamente il documento varato ieri dall’esecutivo quando invita a “un’attenta riflessione sul valore concreto della credibilità del Paese”. Un elemento “particolarmente rilevante alla luce delle aspettative di consenso che vogliono la Bce terminare il proprio programma di acquisti di titoli sovrani entro la fine del 2018”. Se ciò avvenisse, “l’Italia non dovrà farsi trovare impreparata”, è il monito contenuto nel Def.
Il governo conferma anche la volontà di congelare ancora una volta l’aumento Iva previsto dalle clausole di salvaguardia imposte da Bruxelles, una mossa da 19,5 miliardi che verrà coperta “con misure sul lato della spesa e delle entrate, comprensive di ulteriori interventi di contrasto all’evasione”.
Sul fronte delle Banche, “si ipotizza un utilizzo pari a circa metà delle risorse rese disponibili per la ricapitalizzazione precauzionale” dal decreto salva-risparmio, una delle prime misure del governo Gentiloni, che aveva messo a disposizione 20 miliardi per questa finalità.
Quanto al quadro programmatico sull’economia nazionale, il deficit è previsto al 2,1% del Pil nel 2017, per effetto della cosiddetta ‘manovrina’, all’1,2% il prossimo anno, in ulteriore calo allo 0,2% nel 2019 per arrivare a zero nel 2020. Dunque – seppur con l’ennesimo rinvio – “il pareggio di bilancio strutturale verrebbe pienamente conseguito nel 2019 e nel 2020”, si legge nel Def. Il debito pubblico, al 132,6% del Pil lo scorso anno, si attesterà al 132,5% nel 2017, calerà al 131% l’anno prossimo, al 128,1% nel 2019 e al 125,7% nel 2020. Aumenterà progressivamente l’avanzo primario, previsto all’1,7% del Prodotto interno lordo per quest’anno, al 2,5% nel 2018, al 3,5% nel 2019 e al 3,8% nel 2020. La crescita, dopo l’aumento dello 0,9% del Pil nel 2016, salirà all’1,1% quest’anno, si fletterà all’1% nel 2018 e rimarrà su quel valore anche nel 2019, per tornare all’1,1% nel 2020. Da qui ai prossimi quattro anni, il governo prevede di ricavare 0,3 punti di Pil all’anno dalle privatizzazioni.
Ci sono attese per una ripresa progressiva dell’inflazione, che dallo 0,8% del 2016 salirà all’1,2% quest’anno, all’1,7% nel 2018 e all’1,9% nel 2019. Previsto un andamento altalenante per la pressione fiscale. Dal 42,9% del 2016 scenderà al 42,3% quest’anno, per poi risalire al 42,8% nei prossimi due anni e attestarsi al 42,4% nel 2020. C’è infine un po’ di ottimismo sul fronte occupazionale: il tasso di disoccupazione scenderà lievemente dall’11,7% del 2016 all’11,5% previsto per quest’anno, all’11,1% atteso nel 2018 e al 10,5% nel 2019. Anche nel 2020 rimarrà comunque in doppia cifra tonda, al 10%.