Bruxelles – Ogni anno nel mondo 15 milioni di ragazze sotto i 18 anni di età vengono costrette a sposarsi, un problema che riguarda tutti i continenti compresa l’Europa. Questo è il monito che al Parlamento europeo è stato lanciato da diverse organizzazioni non governative, Unicef e Onu per portare la voce di milioni di ‘spose bambine’ agli europarlamentari, e per ribadire ancora una volta la condanna verso questo fenomeno che è da inserirsi a pieno titolo come violazione dei diritti umani.
Il dibattito ha permesso agli eurodeputati di conoscere e approfondire le problematiche legate al fenomeno dei matrimoni precoci. Tra questi il dilagare delle infezioni da Hiv tra ragazze minorenni, la propensione a stupro e abusi sessuali o il costante numero di ragazze sotto i 15 anni che muoiono per via del parto. Secondo i dati riportati dalle organizzazioni, infatti, una giovane donna sotto i 15 anni che partorisce ha 5 volte più probabilità di morire durante il parto rispetto a una di 20-24 anni.
“Il nostro obiettivo è il rispetto della Convenzione dei diritti del fanciullo”, ha dichiarato il presidente della commissione Onu per i diritti dei bambini, Benyam Dawit Mezmur, spiegando ai parlamentari europei che il lavoro dell’Onu è quello di assicurare e aiutare gli Stati in cui il fenomeno è maggiore e monitorare i loro comportamenti. “Ci sono Paesi”, ha aggiunto Mezmur, “in cui per Costituzione la maggiore età (e quindi la possibilità di contrarre matrimonio, ndr) si acquista a 16 anni e l’età per il consenso sessuale a 18. Ecco, noi lavoriamo per eliminare queste discordanze nelle legislazioni degli Stati”.
Nel 2015, secondo quanto riportato dal mediatore svedese per i minori, Fredrik Malmberg, più di 130 minorenni immigrati o richiedenti asilo nel Paese scandivano hanno dichiarato di essere sposati. Malmberg sottolinea che si tratta “probabilmente di un numero sottostimato” in quanto non “adeguatamente” censito. Un fenomeno quindi che riguarda anche il vecchio continente, pur se in minima parte, per via dei flussi migratori che hanno investito l’Europa negli ultimi anni. Sempre più migranti e richiedenti asilo provenienti da Paesi dove il fenomeno dei matrimoni precoci è alto arrivano negli Stati membri dalle coste del Mediterraneo o dalla rotta dei Balcani. Da qui, come sottolineato dal direttore aggiunto per i diritti umani del Eeas (il Servizio di azione esterna dell’Ue) Marc Giacomini, arriva l’impegno dell’Unione europea verso quei Paesi come Niger, Bangladesh, Somalia dove le delegazioni comunitarie considerano costantemente la questione delle ‘spose bambine’ e della discriminazione delle donne nelle varie contrattazioni per garantire il rispetto dei diritti umani.