Roma – Dopo una lunga riunione dell’esecutivo, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni è sceso in sala stampa per presentare il Def e la manovra correttiva promessa alla Commissione europea, ma senza svelarne i dettagli, che “avrete nei prossimi giorni”. Segno palese che, nonostante lo sforamento di un giorno sulla scadenza prevista – ogni anno il Def va presentato entro il 10 aprile –, un pieno accordo sui provvedimenti ancora non è stato trovato.
Lo si capisce dalle parole del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, il quale confessa che le “misure sono quasi tutte ben definite”, e che “ci sono misure che riguardano i tagli che sono quasi ben definite”. Una rivelazione che il premier si affretta a correggere: “Le decisioni sono state prese e verranno discusse in Parlamento, non ci sono altre sedi”. Tuttavia, appare chiaro che nelle prossime ore, finché le carte non saranno rese pubbliche e trasmesse al Parlamento, si continuerà a lavorare di cesello per conciliare la responsabilità di bilancio con le pressioni del Pd, e in particolare di Matteo Renzi, avviato verso la conferma alla segreteria del partito e per nulla intenzionato a intestarsi misure impopolari.
Che sia già tutto scritto o ancora da limare, Gentiloni sottolinea che con il Def e con la manovra correttiva si vuole lanciare un “messaggio di forte rassicurazione: abbiamo i conti in ordine, non aumentando le tasse ma accompagnando il risanamento con misure di sviluppo e promozione della crescita”.
La “forte rassicurazione” riguarda il fatto che la correzione di bilancio ammonta allo 0,2% del Pil, cioè l’ammontare richiesto da Bruxelles. Sulla manovra, “nei prossimi giorni potrete avere pieno dettaglio”, promette Padoan indicando che si tratta di “un aggiustamento pienamente strutturale, che realizza 3,4 miliardi di euro per il 2017 e un ammontare superiore per gli anni successivi”. L’importo lo si ottiene “in gran parte attraverso un efficientamento dell’amministrazione tributaria”, con “misure di lotta all’evasione che sono state validate dalla Commissione europea”, ovvero il rafforzamento dello ‘split payment’ dell’Iva, il meccanismo in base al quale le pubbliche amministrazioni – e con l’estensione anche le società a partecipazione pubblica – versano l’Imposta sul valore aggiunto direttamente all’erario e non al fornitore. “Una parte contenuta” della correzione “riguarda tagli di spesa ed eventuali riduzioni di spese di investimento”.
Per quanto riguarda le previsioni del Documento di economia e finanza, Padoan indica una crescita che si attesterà “all’1,1% nel 2017 e all’1% nel 2018 e 2019”. Gentiloni indica che il deficit sarà “probabilmente al 2,1% del Pil alla fine di quest’anno”. È ancora Padoan a prevedere che “il rapporto debito/Pil si stabilizza” e “siamo attorno al valore dell’anno scorso”, ovvero oltre il 132%, che è comunque un “risultato importante” perché “ottenuto anche in assenza di inflazione”.
Se la crescita prevista per i prossimi due anni è inferiore a quella attesa per l’anno in corso, spiega il titolare di Via XX Settembre, è a causa “di una stance di politica fiscale particolarmente stringente, che per adesso mettiamo nelle tabelle perché rispecchia lo stato degli impegni in Europa” e prevede di portare il rapporto deficit/Pil all’1,2%. Una previsione che “di per sé è molto severa”, secondo l’inquilino di Palazzo Chigi, che per questo annuncia di voler lavorare “nei prossimi messi perché la discussione già avviata insieme con diversi paesi” per ridefinire i vincoli europei di bilancio “possa portare a esiti positivi”.
Con il tono diplomatico che lo contraddistingue, lontano dalle roboanti dichiarazioni del suo predecessore ma da questo molto pressato, Gentiloni avverte che, subito dopo la chiusura della partita sulla paventata procedura di infrazione, il governo si lancerà in una battaglia contro l’austerity. Una lotta che sarà dura, dal momento che alle esigenze, anche elettorali, italiane per un allentamento del rigore, faranno da contrappeso quelle, altrettanto elettorali, di Angela Merkel per costringere alla severa disciplina di bilancio i Paesi come l’Italia.
Con il Def il governo ha messo a punto anche il Piano nazionale di riforme che interesserà, elenca Padoan, “la contrattazione decentrata del mercato del lavoro, la legge sulla concorrenza, la lotta alla povertà, il programma di privatizzazioni, oltre che la continuazione delle riforme del sistema di giustizia civile e amministrativa”.
Insieme con la correzione dei conti, aggiunge il ministro, sono previsti “anche interventi di tipo espansivo”. Tra questi, l’istituzione di un “fondo per la ricostruzione e la messa in sicurezza delle zone colpite dal sisma”, che sarà utilizzato anche per assicurare la “ripresa delle attività delle imprese” in quelle aree, come chiedeva il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, visitando le terre colpite dal sisma. Il fondo si dispiegherà in “diversi anni” e avrà “un valore annuale di almeno un miliardo di euro”.
Poi c’è il “capitolo di finanza per la crescita”, aggiunge il titolare dell’Economia annunciando misure “di semplificazione e di agevolazione amministrativa, di incentivo alla localizzazione in Italia delle imprese, di indirizzo del risparmio verso investimenti produttivi”.
Infine, “si è discusso di un Decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri (Dpcm) relativo agli investimenti pubblici”, che sono uno “strumento essenziale per rilanciare la crescita”, secondo Padoan. Si tratta di un piano da “47,5 miliardi di euro da qui al 2032”, spiega Gentiloni. Una parte, “che supera i 25 miliardi è già pronta per essere allocata”, annnuncia il ministro del Trasporti Graziano Delrio, illustrando alcuni dei capitoli ai quali verranno destinate le risorse. Circa 9 miliardi andranno ai “contratti di programma con Rete ferroviaria italiana, per completare i grandi valichi” e dare “priorità ai corridoi Ten-T” per i collegamenti ferroviari previsti dall’Ue.