La pervasività di internet come strumento di accesso alle informazioni e piattaforma di libertà di espressione trova il suo limite nella proliferazione delle possibili fonti, che sempre più spesso si configurano non tanto come siti di news online, ma soprattutto come piattaforme che, pur assumendo una funzione informativa, non garantiscono nessun controllo delle informazioni trasmesse. In questo scenario, il problema di informarsi sul web è l’attendibilità delle fonti: una falsa notizia può propagarsi esponenzialmente senza che nessuno ne verifichi la fondatezza.
Questo fenomeno è cresciuto in importanza e frequenza, creando una vera e propria emergenza delle “fake news”, notizie false o esagerate, che a causa delle caratteristiche amplificative dei social network alimentano la diffusione della disinformazione.
Il fenomeno delle fake news si intreccia spesso con la post-verità, parola dell’anno 2016 per l’Oxford Dictionary, che descrive circostanze in cui i fatti obiettivi influiscono sull’opinione pubblica meno degli appelli alle emozioni e alle convinzioni personali. Di per sé, questo dominio dell’emozione sull’informazione non sarebbe un rischio per la democrazia; ma, dal momento in cui le fake news interferiscono con fenomeni politici, contribuendo a plasmare l’opinione pubblica a vantaggio o svantaggio di taluni poteri, le autorità di tutto il mondo si sono trovate costrette a interrogarsi su come intervenire a tale proposito.
Il dibattito è aperto tra chi sostiene che sia necessario un intervento normativo per regolamentare le pratiche all’interno della rete, e chi pensa che sia sufficiente concentrarsi sulla sensibilizzazione e l’educazione ad una corretta informazione sul web.
In Europa, la Germania ha rappresentato una sorta di capofila, quando è stata presentata una proposta di legge rivolta ai principali social network per contrastare la circolazione di false notizie, incitamenti all’odio e diffamazione, che prevede ingenti sanzioni pecuniarie in caso di violazioni.
In Italia, nel febbraio 2017 è stato presentato al Senato un disegno di legge per “prevenire la manipolazione dell’informazione online” con prima firmataria Adele Gambaro del gruppo Ala-Scelta Civica, ed ex Movimento 5 Stelle. Il ddl prevede sanzioni che vanno dalla multa alla detenzione e si rivolge anche ai blog.
Tuttavia, queste proposte hanno sollevato dubbi per quanto riguarda la compatibilità con la Costituzione e il rischio di minare il diritto alla libertà di manifestazione del pensiero.
Personalità come la presidente della Camera Laura Boldrini sostengono che prima di adottare soluzioni legislative si debba puntare sull’autoregolamentazione delle piattaforme e sull’educazione a riconoscere le notizie false, insieme all’importanza di un corretto modo per informarsi, in modo da prendere coscienza del problema e fornire ai cittadini gli strumenti per contrastare questo problema.
Ad esempio, il 2 aprile è stato celebrato il Fact-checking day – la giornata mondiale in onore della verifica delle notizie – mentre in Svezia dal 2018 inizierà un programma di educazione all’analisi critica delle fonti d’informazione sin dai primi anni di scuola.
Giulia Doneddu