Bruxelles – “Vengono tutti a Bruxelles a rilasciare dichiarazioni. Sfortunatamente nessuno ha il coraggio di fare niente contro questo regime” siriano guidato da Bashar Al-Assad. Le parole del primo ministro libanese, Saad al-Hariri, al suo arrivo per la conferenza di aiuti alla Siria, mette a nudo i limiti della comunità internazionale e le complessità della questione. Sintetizza i motivi di una crisi che il Libano non sarà più in grado di gestire. Ci sono 1,5 milioni di rifugiati siriani nel Paese dei cedri, e “non siamo in grado sostenere ancora questo fenomeno”. Un problema per l’Europa da sempre divisa sui migranti: se il Libano mette un tetto alle accoglienze, l’onere dovrà essere inevitabilmente sostenuto da qualcun altro. Se collassa, può essere anche peggio. “La comunità internazionale deve investire in Libano”.
La conferenza di sostegno alla Siria ospitata a Bruxelles può rispondere alle richieste economiche (sono attesi impegni), ma non è la sede per rispondere alle necessità politiche chieste duramente dai libanesi. Si tratta di confermare gli aiuti economici per la popolazione civile e gestire la crisi umanitaria, il summit è concentrato su questo. Il nodo politico è comunque presente, e non potrebbe essere altrimenti. Gli attacchi sferrati con armi chimiche ripropongono la questione e rilanciano la necessità di soluzioni. Ma la comunità internazionale è divisa. I ministri degli Esteri di Francia e Regno Unito sono convinti: Assad è responsabile di quanto avvenuto ieri. “Non c’è dubbio”, secondo Jean-Marc Ayrault. “Il regime siriano ha usato in piena consapevolezza armi illegali”, sostiene Boris Johnson. Le Nazioni unite non mostrano la stessa certezza. “Serve un’inchiesta chiara per fugare tutti i dubbi”, le parole del segretario generale dell’Onu, consapevole della spaccatura in seno al Consiglio di sicurezza. La Russia continua a sostenere Assad, e a porre veti.
I soggetti internazionali chiave hanno disertato l’appuntamento a livello ministeriale. La Turchia non ha partecipato perché in rotta con la Germania per i divieti di tenere comizi in terra tedesca sul referendum costituzionale turco. Neppure Stati uniti e Russia hanno inviato i loro ministri a Bruxelles. La Germania, ha ammesso il ministro degli esteri Sigmar Gabriel, teme che Washington “focalizzi la propria attenzione solo sulla lotta al terrorismo e attenda che il regime di Assad si stabilizzi”. Quello che nessuno vuole in Europa. Su questo i Ventisette più uno sono uniti davvero. Sul resto non si sa che fare. Si ripete che non c’è soluzione militare in Siria. E allora? Si continua con colloqui di pace che però sembrano non condurre da alcuna parte. Almeno finora. A domande, la comunità internazionale risponde con impegni finanziari. Il Libano ha detto chiaramente che ha bisogno di altro. Tutto ha un prezzo, ma non tutto può essere comprato.