Bruxelles – La comunità internazionale promette sei miliardi di dollari di aiuti umanitari per il solo 2017 (pari a circa 5,5 miliardi euro), con l’Ue che ne metterà circa un quinto, 1,3 miliardi. Per la parte comnutaria l’Italia si impegna per 49,5 milioni di dollari (46,1 milioni di euro). Per ii periodo 2018-2020 verrano poi resi disponibili ulteriori 3,7 miliardi di dollari (circa 3,5 miliardi di euro). E’ quanto deciso dai rappresentanti dei circa 70 tra Paesi (56) e organizzazione internazionali al termine della conferenza internazionale per gli aiuti sulla Siria ospitata a Bruxelles. “E’ una cifra impressionante, un impegno significativo, che mostra la determinazione a restare uniti” davanti alla crisi, ha detto il commissario per gli Aiuti umanitari e la gestione della crisi, Christos Stilianides, nel corso della conferenza stampa conclusiva. Si tratta di impegni di spesa. Vuol dire che i la comunità internazionale non mette soldi ma promette di farlo. “Dobbiamo andare oltre le dichiarazioni e mantenere quello per cui ci siamo impegnati”, ha ricordato Stilinides sottolineando che l’Unione europea resta il principale donatore internazionale.
L’impegno economico però non è che una minima parte, peraltro insufficiente, degli sforzi che la crisi siriana richiede perché si possa porvi fine. “Gli aiuti umanitari non sono la soluzione”, ha chiarito una volta di più Stilianides. La fine del conflitto in Siria passa per un accordo politico, che preveda una transizione verso libere elezioni. Anche qui serviranno più che parole. “Servono azioni, e servono adesso”. Solo che adesso lo scacchiere internazionale è piuttosto diviso su quale futuro riservare a Bashar al-Assad, il capo del regime che i governi europei vogliono estromettere dal futuro quadro politico siriano e che invece la Russia continua a sostenere.
Si teme, specie a Berlino, che anche gli Stati Uniti possano sposare le posizioni russe. Lo ha detto a chiare lettere il ministro degli Esteri tedesco, Sigmar Gabriel. I diretti interessati non hanno chiarito su questo. Il vice segretario di Stato per gli affari esteri degli Stati Uniti, Thomas Shannon, ha affidato ad un messaggio del vicepresidente Michael Pence la risposta del presidente Donald Trump (proprio così: il viceministro ha portato la posizione americana su un foglio del vicepresidente che parla a nome del presidente). “Sotto la presidenza di Trump gli Stati Uniti saranno disponibili a fare la propria parte per garantire le risorse umanitarie per le persone affette dal conflitto in Siria”. Un impegno mantenuto, ma che non chiarisce però cosa la Casa Bianca intenda fare del rais siriano.
Gli impegni Paese per Paese sono consultabili nel link qui di seguito: