Roma – A sentire le fonti di Via XX Settembre, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan è rimasto “soddisfatto” dall’incontro con i deputati del Pd che si è tenuto ieri, a Montecitorio, per discutere del Documento di economia e finanza (Def), cornice entro la quale disegnare la prossima Legge di bilancio, e della manovra da 3,4 miliardi di euro chiesta da Bruxelles per correggere la finanziaria dello scorso anno. Ascoltando i resoconti dell’incontro, però, non sembra essersi sciolta la tensione che corre tra il titolare dell’Economia e il gruppo dem, in particolare l’ala renziana, sulle scelte di politica economica dell’esecutivo.
Il ministro ha rinnovato il suo monito sulla necessità di evitare la procedura di infrazione che la Commissione Ue ha minacciato di avviare se non ci saranno i correttivi richiesti. Sulla ‘manovrina’, da varare entro fine mese per limare il deficit di uno 0,2% del Pil, rimane la posizione, ribadita dallo stesso ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, contraria agli aumenti delle accise e, più in generale, dell’imposizione fiscale.
Il clima da campagna elettorale per le politiche si fa sempre più acceso, un po’ perché ormai manca meno di un anno alla scadenza naturale della legislatura, un po’ perché il successo della mozione renziana nei circoli del Pd ha fatto riemergere le ipotesi di voto anticipato. È questo il motivo per il quale i dem, che già si trovano a rincorrere il M5S dato avanti nei sondaggi, non vogliono sostenere misure che rischiano di erodere ulteriormente i loro consensi. Non solo pretendono che non ci sia nessun ricorso alle imposte per la correzione di aprile, dunque, manche nel Def non deve comparire nessun elemento che faccia pensare all’adozione di misure impopolari.
Per venire incontro alla prima richiesta, Padoan ha promesso di rimodulare la rottamazione delle cartelle di Equitalia in modo da garantire maggiori adesioni e dunque maggiori introiti. Si lavorerà per massimizzare le risorse recuperate dal contrasto all’evasione fiscale e dai risparmi di spesa, ma non è detto che ciò consenta di evitare del tutti il ricorso alle accise. L’ipotesi rimane in campo, anche se al momento il campo sembra restringersi ai tabacchi ed escludere i carburanti.
Sul Def, le riserve dei deputati renziani riguardano l’annunciata riforma del catasto – una misura attesa da decenni per riequilibrare le sperequazioni tra gli immobili delle zone centralissime delle città che hanno un valore catastale molto inferiore ad altri più periferici – e il ricorso alle privatizzazioni. Sul secondo dei due punti, stando a quanto riferiscono le fonti presenti all’incontro, Padoan si è dimostrato più fermo, indicando la necessità di proseguire nel piano di dismissione di asset pubblici, non solo per fare cassa e dare all’Europa e ai mercati il segnale che il processo non si arresta, ma anche perché, a suo avviso, privatizzare contribuisce a rendere più efficienti le aziende partecipate.
Il ministro è dunque stretto tra due fuochi. Da un lato ha l’Ue che pressa perché vengano tenuti sotto controllo i conti pubblici, dall’altro i parlamentari Pd, guidati da un Matteo Renzi che sembra lanciato verso un nuovo mandato da segretario, i quali premono per evitare misure restrittive che farebbero perdere voti. Come Padoan proverà ad attraversare il “sentiero stretto” tra sostenibilità delle finanze pubbliche e provvedimenti espansivi, e dunque tra il rispetto delle richieste della Commissione e la necessità di accontentare Renzi, lo si vedrà la prossima settimana, con la presentazione del Def prima e della ‘manovrina’ poi, come annunciato dallo stesso titolare di Via XX Settembre.