Bruxelles – Ricostruire la Siria in sei mosse. Tanti sono i punti della strategia dell’Ue adottata oggi dai ministri degli Esteri riuniti a Strasburgo (senza l’italiano Alfano), e che la comunità internazionale è chiamata a firmare mercoledì a Bruxelles, quando i ministri di oltre 55 Paesi si ritroveranno per la conferenza sulla Siria ospitata dall’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Federica Mogherini. Sei punti, che confermano la necessità di porre un freno alle ostilità, all’emergenza umanitaria, al regime di Assad. Sei punti che confermano, in sostanza, l’impostazione “classica” dell’Unione europea sul tema. Mogherini sostiene che “non ci saranno discussioni relative a questione intra-siriane”, assicura che in Europa “non assumeremo il ruolo negoziale” sul futuro politico, che “resta competenza dell’inviato speciale delle Nazioni Unite”, ma la strategia licenziata dai ministri contiene precise indicazioni sulla Siria che l’Ue vuole vedere.
Il primo punto nel documento prevede la fine della guerra attraverso una transizione politica “vera”, in linea con la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu, negoziata dalle parti in conflitto sotto l’egida dell’inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria e con il sostegno dei principali attori internazionali e regionali. L’opzione militare non è presa in considerazione, e l’Ue punta tutto sul processo politico, come recita anche il punto due della strategia, che punta l’accento sulla necessità di promuovere una transizione “significativa e inclusiva” attraverso il sostegno del rafforzamento dell’opposizione politica. Un’opzione che rischia di alienare la partecipazione al processo di pace della Russia, da sempre più vicina al presidente Bashar al-Assad. Su questo Mogherini è però chiara: “L’Ue crede ritiene impossibile tornare indietro alla situazione che c’era sette anni fa. Appare irrealistico credere che il futuro della Siria sia uguale al passato”. Assad deve andare via.
E’ il punto 3 della strategia la scommessa (e prioritaria) immediata dell’Ue. “Salvare vite rispondendo alle necessità umanitarie dei siriani più vulnerabili all’interno del Paese, in modo efficace e tempestivo”. La conferenza sulla Siria intende rispondere a questa esigenza: dare assistenza a tutto tondo, ai siriani di entrambe le parti, in ogni zona del Paese. Ci sono 13,5 milioni di siriani che necessitano assistenza in Siria, di cui 6,5 milioni di sfollati interni e 1,5 milioni di persone che vivono in stato d’assedio. A questi si aggiungono 5 milioni di rifugiati nei Paesi vicini. L’Ue assicura l’impegno umanitario. E’ attualmente il principale donatore internazionale e intende continuare con questo impegno, e chiede al resto della comunità internazionale di fare altrettanto e andare oltre quanto già fatto perché “la situazione richiede un approccio pieno e coordinato”, sottolinea Mogherini.
Promozione dei diritti umani e delle libertà fondamentali, punizione dei responsabili di crimini di guerra, sviluppo della società civile sono gli altri tre punti della strategia. E’ la parte che riguarda il futuro e vero e proprio, la fase tre del processo immaginato dall’Ue dopo risposta alla crisi umanitaria e transizione politica. Questa parte della strategia europea si rende necessaria in prospettiva: quando il conflitto bisognerà essere pronti a gestire la ricostruzione. I ministri degli Esteri dell’Ue hanno iniziato a discutere proprio di questo, dei modi in cui la comunità internazionale può iniziare a prepararsi per il momento post-conflitto.