Bruxelles – Jeroen Dijsselbloem ha deciso di sfuggire al confronto con gli eurodeputati e non si presenterà in Parlamento europeo. Il presidente dell’Eurogruppo ha avvisato con una lettera al presidente dell’Assemblea, Antonio tajani, che per sopravvenuti impegni non potrà essere in Aula per discutere di Grecia. Dijsselbloem era stato invitato a Strasburgo il 4 aprile, in occasione della prossima sessione plenaria. “Purtroppo, come indicato dai miei uffici già la scorsa settimana, non sono più disponibile per quella data”, si limita a scrivere l’olandese nella lettera con cui annuncia che diserterà l’inivito del Parlamento.
La comunicazione giunge in un momento che vede Dijsselbloem sotto accusa per le sue dichiarazioni contro gli Stati membri del Sud Europa, accusati di sperperare denaro pubblico in donne e alcohol. Dichiarazioni che gli sono costate le critiche del Pse, al quale aderisce il Partito laburista olandese cui appartiene Dijsselbloem, e per cui sono state chieste le sue dimissioni. Disertare l’Aula in questo momento toglie certamente il presidente dell’Eurogruppo da una situazione delicata. L’impressione che Dijsselbloem voglia prendere tempo e scappare alla pubblica gogna per le sue dichiarazioni sembra trasparire dal contenuto dalla lettera, in cui l’olandese si dice genericamente “disponibile a partecipare ad un dibattito futuro in plenaria”, quando invece avrebbe potuto chiedere di spostare l’appuntamento alla sessione di maggio o, perché no?, alla sessione mini-plenaria prevista Bruxelles sempre nel corso di Aprile. C’è, però, secondo di Dijsselbleom, un motivo preciso per sottrarsi al dibattito sulla Grecia: i lavori sono ancora in corso e avrebbe più senso attendere la loro fine, tanto più che non dovrebbe essere lontana. Si vorrebbe completare il processo al più tardi entro l’1 maggio, e per questo Dijsselbloem suggerisce a Tajani di rinviare un dibattito in Aula “dopo il completamento della seconda revisione” del programma di assistenza alla Grecia. Quando questo avverrà non è ancora chiarissimo. Insomma, il Parlamento può attendere.