Bruxelles – Il Regno unito “da mercoledì è dall’altra parte del tavolo negoziale” . Si resta amici, si sarà buoni vicini, ma le cose devono essere chiare, come deve essere chiaro che da questa parte del tavolo “c’è solo l’Unione a Ventisette e un interlocutore unico: Michel Barnier”. Il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e il premier maltese Joseph Muscat, presidente di turno dell’Unione, hanno illustrato questa mattina le linee guida del negoziato che si apre tra Bruxelles e Londra fissando alcuni paletti molto fermi.
Si è spazzato via, a quanto pare, un primo ostacolo che alcune letture avevano immaginato leggendo la lettera della premier Theresa May: “Sulla questione della sicurezza usata come merce di scambio negoziale su altri temi deve esserci stato un malinteso – ha detto Tusk in una conferenza stampa a Malta – nessuno è interessato ad usarla in quella chiave. Il recente attentato di Londra dimostra che questo è un problema comune”. Gli ha fatto eco Muscat, in piedi accanto a lui, confermando di aver avuto “assicurazioni dal governo britannico che si tratta di un malinteso”.
Nei prossimi due anni “avremo molto da fare, dovremo anche minimizzare le incertezze e i danni che potrebbero venire dalla separazione. Dobbiamo fare una politica di controllo del danno”, ha ribadito Tusk.
Ci sono quattro punti principali che andranno affrontati e risolti prima di poter passare alla seconda fase del negoziato, quella nella quale si discuterà della “forma” delle prossime relazioni tra Ue e Uk. “I diritti dei cittadini vengono prima di tutto – ha detto Tusk, e dovranno essere protetti completamente”. Il secondo punto è “evitare che ci sia in vuoto legale per le aziende”. Il terzo, molto discusso, è “assicurare che il Regno unito – ha detto Tusk – rispetti tutti gli impegni finanziari che ha assunto, garantendo a tutte le aziende, agli agricoltori, i soldi che sono stati promessi”. Quarto punto prioritario è “evitare che si torni ad un confine ‘chiuso’ tra Irlanda del Nord e Repubblica d’Irlanda, fondamentale per il processo di pace”.
Se, a giudizio del Consiglio europeo, ha specificato Tusk, saranno raggiunti “processi sufficienti potremo discutere il quadro del futuro rapporto”. Il presidente del Consiglio ha ribadito che “noi condividiamo con la Gran Bretagna il desiderio di un rapporto profondo, anche sulla sicurezza, che è questione di interesse comune”, ma non si nasconde che i negoziati saranno “difficili, complesse e qualche vota saranno tesi”, ma aggiunge che “non c’è nessuno spirito punitivo, la Brexit di per sé e già abbastanza punitiva”. E, per riuscire ad avere un divorzio “il più morbido possibile”, Tusk ha annunciato che prima del prossimo Consiglio europeo a ventisette del 29 aprile andrà a Londra per incontrare May.
Anche Muscat conferma che “il negoziato sarà molto duro, ma non sarà una guerra – ha sottolineato – dobbiamo restare vicini come lo sono gli amici”.
L’Unione, assicurando i due, “è molto unita”, dopo la Dichiarazione di Roma “è stata riaffermata un’unità vera, e dunque Londra deve avere chiaro che discuterà solo con i ventisette nel loro insieme, e questa è l’unica via per avere un buon accordo”. Il timore a Bruxelles è che il governo May cerchi contatti con i singoli Paesi dell’Ue, intorbidendo le acque e rendendo poi impossibile un’uscita “ordinata e leale”. “Noi siamo amici della Gran Bretagna – ha detto Muscat – ma Londra deve aver chiaro che c’è un solo punto di contatto, che è Michel Barnier”.
Tusk spera che “già in autunno” possano essere raggiunte solide intese sui primi quattro punti, e a quel punto “il Consiglio europeo valuterà se saranno stati fatti progressi sufficienti per passare alla seconda parte dei negoziati”, quelli sui futuri rapporti bilaterali.