Sfoggia sicurezza ma è preoccupata. La premier britannica Theresa May oggi alla Camera dei Comuni ha promesso un futuro radioso, ha assicurato che “i giorni migliori per la Gran Bretagna devono ancora venire”, ma leggendo la lettera che ha inviato al presidente del Consiglio europeo Donald Tusk alcune certezze sembrano mancarle.
Intanto May mette subito, già alla seconda riga della sua lettera, le mani avanti, riaffermando che il Regno unito “condivide” i valori con gli europei e che “vuole che l’Unione europea abbia successo e sia prospera”. Sempre meglio non inimicarsi la controparte, in particolare se si è quella che ha più da perdere. Continuamente nel testo poi si ripetono il concetto e le parole di “una relazione profonda e speciale” con l’Ue, come anche quello di “dare più certezze possibili” ai cittadini, sì, ma sembra, soprattutto, alle imprese, quelle imprese che sempre più spesso annunciano di essere alla ricerca di una nuova casa in Europa, ma anche quelle che con la Gran Bretagna vogliono continuare a fare affari.
La premier spiega poi che il Governo sta lavorando a preparare una nuova legislazione, che cancelli l’Atto parlamentare del 1972 con il quale il regno accettò di introdurre le norme dell’Unione, ma che “se pratiche ad appropriate” alcune leggi derivate dall’appartenenza all’Unione potrebbero restare in vigore. Ma, assicura, non ci saranno strappi “la legislazione che proporremo non entrerà in vigore finché non avremo lasciato” l’Ue.
L’idea espressa tempo fa dalla stessa May che “è meglio un non accordo che un cattivo accordo” non sembra in realtà essere più tanto convincente per la premier, che dedica un paragrafo della sua lettera a spiegare che un non accordo indebolirebbe tutti, “dobbiamo dunque lavorare duro – scrive – per evitare questo risultato”.
Passando poi per qualche altro riferimento alla “profonda e speciale relazione” che Uk e Ue dovranno stabilire, Theresa May alza le mani sul “cherry picking”, la scelta di ciò che si preferisce, a proprio gradimento, senza considerare le condizioni poste dall’Unione. Dunque Londra resterà fuori dal Mercato unico, tema chiuso. Si pone comunque il problema della libera circolazione per i cittadini Ue in Gran Bretagna e per quelli Uk in Ue. Non sembra, May non lo dice, che ci saranno penalizzazioni per chi arriverà da oggi in poi (in verità non garantisce neanche sul contrario) ma pone in cima alla lista delle priorità la risoluzione della questione dello status di queste persone, che è tema di grande preoccupazione per l’Unione europea.
E’ verso la fine di pagina quattro (ma già in realtà era stato introdotto alla due e alla tre) il tema grosso, che sarà posto poi anche nelle conclusioni, a pagina sei: il dopo. E qui May sembra preoccupata davvero. Secondo la premier “è necessario concordare i termini delle future relazioni parallelamente a quelli per la separazione dall’Unione europea”. Questo è un tema di grande delicatezza, perché sino ad oggi i leader dell’Ue hanno sempre detto che non se ne parla nemmeno di trattare le condizioni dei nuovi rapporti finché il Regno unito è ancora nell’Unione, potrebbe anche sembrare una sorta di “Europa à la carte”, dove già da dentro si possono cambiare le condizioni. Si aprirebbe un vaso di Pandora con altri Paesi, sarebbe esiziale per la tenuta di tutta l’Unione.
E’ però anche vero che avere una vacanza di regolamentazione nella quale la Gran Bretagna fosse uno Stato “estraneo”, più lontano del Brasile o della Serbia, sarebbe una condizione ben difficile per tutti, in particolare, però per i britannici, che si ritroverebbero senza alcun accordo commerciale, doganale, finanziario con l’Unione. Diventerebbero un’isola in ogni senso. Questo terrorizza May.
Una sponda, inattesa forse, le è però arrivata dall’Europarlamento, la cui maggioranza, in una bozza di relazione che sarà votata la prossima settimana, dice che se si saranno raggiunti “importanti” accordi in questa fase negoziale ad un certo punto si potrà iniziare a discutere di come “dar forma” alle prossime relazioni, però, come sottolinea il leader socialdemocratico Gianni Pittella, “è logico finalizzare i termini del divorzio prima di decidere sulla nostra futura relazione”. Dunque, sembra, nessuna intesa definitiva sul dopo prima di aver terminato il processo Brexit.
Non sarà per niente facile per May costruire la “forte e orgogliosa” Gran Bretagna del futuro, e lei lo sa bene.