Bruxelles – Si torna a morire di meno in Europa, dopo due anni di aumenti continui del numero delle vittime su strada. I progressi però sono timidi, e si dovrà fare di più. E’ quanto emerge dal rapporto sulla sicurezza stradale 2016 della Commissione europea, presentato oggi a Malta dal commissario per i Trasporti, Violeta Bulc, in occasione della riunione delle parti interessate per la sicurezza stradale. Seicento morti in meno in un anno, scesi a 25.500 in tutta Europa. Vuol dire -2% nell’indice di mortalità rispetto al 2015. Non basta, perché metà Ue non registra progressi Anzi. In undici Paesi (Danimarca, Estonia, Grecia, Irlanda, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito, Romania, Slovenia, Spagna, Svezia) la percentuale di vittime è aumentata, in altri due (Bulgaria e Francia) è rimasta invariata. E c’è di più. Il numero degli incidenti che provoca feriti gravi allarma: solo nel 2016 se ne stimano 135mila, e si tratta per l’appunto di stime. E’ la prima volta che la Commissione si cimenta in questo esercizio, e le informazioni raccolte coprono 16 Stati membri su 28, il che significa che il numero potrebbe essere più elevato.
Bulc chiede a tutte le parti in causa di “intensificare gli sforzi in modo da raggiungere l’obiettivo di dimezzare il numero delle vittime della strada tra il 2010 e il 2020”. L’obiettivo appare ancora lontano. Nel 2010 i morti per incidente stradali furono 30mila. Va detto che il numero vittime su strada del 2016 è il più basso di sempre, ma i miglioramenti si verificano più lentamente del previsto. Addirittura tra il 2013 e il 2015 la tendenza si è invertita, segnando un rialzo nel numero delle persone che hanno perso la vita al volante o per cattiva condotta al volante. Un morto su cinque (21%) è un pedone, la seconda categoria di vittime dietro agli automobilisti (46%) e davanti ai motociclisti (14%). Risultano letali soprattutto le strade rurali, dove avviene più della metà degli incidenti mortali (55%).