Bruxelles – Un numero sempre maggiore di persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali (Lgbti) che arrivano in Europa, in fuga dalle persecuzioni nei loro paesi d’origine, devono affrontare le “barriere” per la richiesta d’asilo che impediscono loro di ricevere la protezione adeguata dei propri diritti. È quanto emerge dai risultati del rapporto dell’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (Fra), nella sue relazioni in materia di diritti fondamentali relativa a 14 Stati membri (tra cui Italia, Spagna, Grecia, Olanda, Germania e Francia), particolarmente colpiti dal fenomeno migratorio.
Secondo il rapporto, sono più di 80 i Paesi nel mondo in cui le persone sono ancora discriminate per il loro orientamento sessuale, in cinque dei quali è prevista la pena di morte. Il Fra ha esaminato le difficoltà che i richiedenti asilo appartenenti alla comunità Lgbti devono affrontare in Europa, al fine di attirare l’attenzione sulle lacune delle legislazioni degli Stati. Ma lo studio, fa sapere l’Agenzia, è reso difficile dalla mancanza di cifre ufficiali sul numero di richiedenti Lgbti, nonostante tale tipologia di persecuzione rientri a pieno titolo nel campo del diritto all’asilo, come previsto dal diritto dell’Unione europea.
In particolare, “l’inadeguatezza” riscontrata dal Fra riguarda la mancanza di linee guida nei Paesi membri per gestire tale gamma di persecuzioni, come anche la presenza, spesso, di funzionari che tendono ad avere “visioni stereotipate” su orientamento sessuale e identità di genere, portando ad una situazione di disagio per i richiedenti. Inoltre, il report mostra il contributo positivo dato dalla società civile nel migliorare l’apertura verso questi temi, pur sottolineando la mancanza di una adeguata formazione di sensibilizzazione del personale governativo addetto alle richieste d’asilo. Infine, un problema importante riguarda le persone transgender alle prese con il trattamento ormonale e la disponibilità o meno delle autorità nel fornire supporto.
Ciò nonostante, l’Agenzia Ue individua delle “pratiche promettenti” sviluppate da alcuni Stati membri nel sostegno al diritto d’asilo per le persone Lgbti, che propone come soluzioni da adottare anche in altri Stati membri.