Roma – “Dobbiamo fare tutto quanto in nostro potere per difendere l’aquis sociale in tutti gli Stati membri, senza eccezione alcuna, come ha affermato giustamente in una lettera il mio amico primo ministro greco”. Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, si schiera con il suo omologo Alexis Tsipras, che in una missiva indirizzata ai leader delle istituzioni comunitarie ha minacciato di non sottoscrivere la dichiarazione di Roma con cui domani i capi di Stato e di governo dell’Ue rinnoveranno il loro impegno nel progetto europeo.
Non è solo per scongiurare l’assenza della firma greca in calce al documento che l’inquilino di Palazzo Chigi ha voluto esprimere il proprio sostegno a Tsipras aprendo il vertice tra le istituzioni Ue e le parti sociali. Gentiloni si è detto “profondamente convinto che dalla dimensione sociale possa partire un nuovo slancio per il processo di integrazione”.
Gli ha fatto eco il suo collega maltese, Joseph Muscat, intervenuto come presidente di turno dell’Ue per dire che “se vogliamo che l’Europa vada avanti, e noi tutti lo vogliamo, la dimensione sociale è necessaria e non può essere trattata come una questione a margine”.
L’impegno a tenere alta l’attenzione sull’argomento è arrivato anche dal presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, il quale ha prima ammonito che “il divario tra i policy makers europei e la gente comune si sta allargando” perché “non stiamo parlando delle cose che incidono sulla vita quotidiana delle persone”. Poi ha rilanciato la necessità di procedere alla costruzione del Pilastro sociale europeo: “Voglio che si raggiunga la sua realizzazione entro il mio mandato”, ha indicato, aggiungendo che il lavoro deve essere condotto “insieme con le parti sociali, perché non possiamo realmente parlare di un pilastro sociale senza il loro coinvolgimento”.
Coinvolgimento che ha riguardato anche la stesura della stessa Dichiarazione di Roma. Luca Visentini, segretario generale della Confederazione europea dei sindacati, ha infatti sottolineato come le organizzazioni dei lavoratori e quelle datoriali europee, dopo aver sottoscritto un documento comune e averlo sottoposto alle istituzioni comunitarie, siano riuscite non solo a farsi “invitare come parti sociali, per la prima volta dopo tanti anni, al Vertice dei Capi di Stato e di governo” di domani, ma anche a far inserire nel testo che i leader sottoscriveranno domani “un rilevante capitolo sociale” che contiene “una serie di temi per la dimensione sociale dell’Unione europea che sono esattamente quelli che chiedevamo fossero inseriti nella strategia dell’Ue e degli Stati membri”. Al di là della “grande soddisfazione” per “un primo risultato dopo anni e anni di austerity e distruzione del nostro modello sociale”, Visentini ha posto l’accento sul fatto che “la carta scritta non basta”, e le “parole devono poi trasformarsi in fatti e politiche concrete”.