Roma – In vista del 60° anniversario dei Trattati di Roma, anche il Movimento 5 Stelle avanza le proprie proposte per il futuro dell’Ue. Le hanno presentate oggi a Roma alcuni parlamentari nazionali ed europei, tra i quali il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, e la capodelegazione a Strasburgo, Rosa D’Amato, che hanno illustrato i contenuti del “Libro a 5 stelle dei cittadini per l’Europa”. Un documento snello, di appena 8 pagine e suddiviso in 7 aree tematiche, tra le quali spicca quella sull’Unione monetaria. Aderirvi non dovrebbe essere obbligatorio per i nuovi Stati membri, come invece è previsto dai trattati, ma vanno predisposti un opt-out per chi non è ancora entrato, e dei meccanismi di recesso per chi desideri uscirne.
Proprio sull’uscita dell’Italia dalla divisa comune, i pentastellati rilanciano la proposta di una consultazione referendaria, da realizzarsi però solo dopo aver adottato una legge costituzionale che preveda il referendum consultivo, appunto. Referendum che però sembra essere più dettato dalla volontà di avere più forza contrattuale nel rinegoziare le regole sulla governance economica, altro punto programmatico indicato nel documento, che motivato da una reale intenzione di abbandonare l’euro. Tant’è che Riccardo Fraccaro, deputato nazionale di primo piano del movimento, precisa che, una volta indetto il referendum, “lasceremo libertà” di voto ai cittadini. “Io annuncio già che voterò a favore dell’uscita”, aggiunge, “ma non ci sarà una posizione ufficiale” del movimento.
Dopo il tentato matrimonio con l’Alde e la correzione di rotta di Grillo, che recentemente aveva sostanzialmente ammesso di voler usare lo spauracchio del referendum per negoziare nuove regole economiche, sembra proseguire il tentativo del M5S di accreditarsi come interlocutore in grado di mediazioni una volta che, come sperano i pentastellati, riusciranno a conquistare il governo del Paese.
Ci riusciranno con accordi, alleanze o coalizioni con altri? “Dovrete abituarvi a eliminare queste parole dal dibattito politico”, ha ammonito Di Maio, “se prenderemo il 40% dei voti avremo la maggioranza” da soli e dunque non serviranno altre forze. Il vicepresidente della Camera sembra contarci molto, tanto che non prende in considerazione l’ipotesi di fermarsi al di sotto della soglia che fa scattare il premio di maggioranza. Ma in questo caso, un’apertura a coalizioni è possibile. Lo ha suggerito lo stesso Di Maio, in predicato di essere il candidato presidente del Consiglio per il M5s, quando ha promesso che verrà presentato un programma di governo al quale “chi vuole può dare la fiducia”, purché il sostegno avvenga “all’interno delle dinamiche parlamentari”, e quindi senza accordi o promesse sottobanco.
Quanto al libro per l’Europa, ecco in sintesi le principali proposte
Economia – Oltre al referendum sull’euro, il documento indica la necessità di ridiscutere il Fiscal compact e il pareggio di bilancio in costituzione, che “ci impedisce di fare investimenti”, e “non possiamo pensare di ripianare il debito senza fare investimenti”, ha spiegato Di Maio. Altra importante modifica è la trasformazione della Bce in prestatore di ultima istanza, che proceda cioè all’acquisto diretto di titoli di Stato.
Mercato unico – Sul Mercato unico, il testo prevede misure protezionistiche per “ridurre ai minimi termini l’importazione di prodotti concorrenti come l’olio tunisino, le arance marocchine, il grano ucraino e il riso asiatico”. I “trattati commerciali suicidi come il Ttip e il Ceta” devono sottostare al principio di precauzione, che impedisce di commercializzare prodotti e sostanze la cui salubrità non sia prima provata scientificamente. Inoltre, dovranno essere “sempre” considerati dei trattati misti e dunque da sottoporre a ratifica da parte di tutti i parlamenti nazionali dell’Ue.
Immigrazione – In questo campo le idee del Movimento non sono particolarmente originali. Si chiedono quote obbligatorie per la redistribuzione dei richiedenti asilo, cosa già proposta dalla Commissione europea, ma con l’aggiunta che devono essere permanenti e non scattare solo in caso di emergenza. Bisogna poi stringere accordi di rimpatrio e creare sviluppo in Africa per ridurre gli arrivi di migranti che non hanno titolo per la protezione internazionale.
Politica estera – I 5 Stelle chiedono però l’immediata sospensione “di tutti gli accordi e di tutti i rimpatri verso i Paesi extra Ue che violano i diritti umani”. Poi vogliono la “rimozione immediata delle sanzioni alla Russia”, e sono “contrari ala creazione di un esercito europeo che non abbia, come esclusiva finalità, l’impiego in missioni di peacekeeping”.
Budget Ue – Sul budget dell’Ue è necessaria una “riduzione sostanziale”, che preveda “tagli agli stipendi dei parlamentari”, oltre che “l’eliminazione della tripla sede di Bruxelles-Strasburgo-Lussemburgo”. Allo stesso modo, il movimento vuole “l’abolizione dei finanziamenti destinati alla propaganda Ue” e la “rimessa in discussione degli oltre 2 miliardi di euro destinati all’inutile Piano Juncker”. Pur riducendo il budget, però, l’Ue dovrebbe adottare “un reddito di cittadinanza europeo”.
Istituzioni – Anche l’assetto istituzionale dell’Ue va cambiato, ma questo è forse il punto su cui il documento è più vago. Chiede una generica “maggior trasparenza del processo decisionale Ue, in primo luogo per ciò che concerne il Consiglio”. Si chiede poi di redistribuire i poteri tra le istituzioni europee, ma non viene specificato come se non biasimando il fatto che il Parlamento europeo sia “ancora troppo marginale”.
Energia – In ambito energetico, infine, i 5 Stelle vogliono “l’immediata abolizione di incentivi e sussidi diretti o indiretti alle fonti fossili”. A questo si deve affiancare “un completo efficientamento energetico del patrimonio edilizio europeo” e “una rapida transizione completa alla produzione energetica rinnovabile”.