Bruxelles – “È bene che gli Stati e i popoli europei sappiano che fondamentalmente la strada comune è la migliore. Ma occorre anche verificare concretamente se gli Stati siano anche pronti a trarne le conseguenze”. In un’intervista esclusiva M.Chiara Biagioni per il Servizio informazione religiosa (Sir) il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga, presidente della Conferenza episcopale tedesca e presidente della Comece, la Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità europea, traccia le “ragioni” per credere ancora oggi nel progetto europeo e rafforzarlo. Partendo dalla constatazione che a 60 anni dai Trattati di Roma, “l’Unione europea si trova in una crisi profonda”, il cardinale osserva: “La Brexit pone l’Unione europea di fronte a una domanda esistenziale e invita tutti a rispondere: perché c’è bisogno dell’integrazione politica del continente?”. A questa domanda stanno rispondendo in maniera convincente solo le forze populiste in Europa che “hanno un’agenda non solo politico-economica, ma anche di politica estera, di sicurezza e di politica migratoria, che punta piuttosto alla preclusione e al protezionismo. Esse sono più propense, in tutti i settori, a soluzioni più nazionali”, osserva il cardinale che subito dopo avverte: “Una tale politica conduce in un vicolo cieco, quello dal quale Konrad Adenauer, Alcide De Gasperi e gli altri padri fondatori dell’Europa hanno tirato fuori il nostro continente dopo la guerra”.
Da qui il cardinale presidente della Comece delinea tutte le “ragioni” per credere ancora nella Ue. La prima risale alla “fondazione pacifica dell’Europa”. “L’escalation militare in Crimea e nell’Ucraina orientale – osserva Marx – ha fatto crescere l’incertezza nell’Europa orientale. L’Europa unita è ancora oggi una garanzia di pace”. La seconda ragione è il benessere delle nazioni: “L’Unione europea – dice l’arcivescovo – offre il miglior spazio per affrontare le sfide economiche e sociali della globalizzazione. A volte l’opinione pubblica punta il dito contro le distorsioni sociali della politica europea, che però sono molto più effetti della globalizzazione”. Infine, c’è il ruolo che l’Europa può e deve giocare nel mondo. “L’Unione europea è un mezzo con il quale gli europei possono ancora influenzare gli eventi economici mondiali e – questo spero come uomo di Chiesa – possono contribuire a definirli nello spirito della dottrina sociale della Chiesa”.
Migrazioni: “Aiutare i più deboli deve essere sempre la nostra priorità”
“Sappiamo naturalmente che le nostre possibilità sono limitate. Ma aiutare i più deboli deve essere sempre la nostra priorità. E qui, sarà sempre più richiesto il contributo della Chiesa”. Risponde così il cardinale Marx, alla domanda sulla sfida dei flussi migratori che dall’Africa soprattutto giungono in Europa. Il cardinale osserva: “Il dissenso degli Stati membri dell’Unione europea su come gestire i rifugiati, che sono arrivati in Europa, ha messo in evidenza spaccature profonde nel Continente. E questo non riguarda solo l’ambito politico, ma anche le società dei diversi Stati. Pure la Chiesa ha dovuto sperimentare che nei vari Stati ci sono opinioni divergenti circa l’accoglienza dei rifugiati. Questo è ancor più deplorevole in quanto l’atteggiamento del Papa è del tutto inequivocabile. La diminuzione del numero di rifugiati grazie alle diverse iniziative politiche ha calmato considerevolmente il dibattito. Ma rimane l’irritazione per il dissenso profondo. E, da ultimo ma non meno importante, l’attuale momento relativamente calmo non deve far dimenticare il fatto che abbiamo di fronte a noi ancora grandi movimenti migratori, che richiedono soluzioni politiche a lungo termine in vista del prosieguo dell’integrazione europea”.
Radici cristiane dell’Europa: “Le nostre società sono diventate oggi plurali”
“Naturalmente l’Europa ha forti radici cristiane. Ma questo non deve far dimenticare il fatto che le nostre società sono diventate oggi plurali”, dice Marx. Venerdì 24 marzo i presidenti delle istituzioni europee e i leader europei saranno ricevuti in udienza privata da Papa Francesco. “Una cosa rimane importante – osserva il cardinale -: l’Europa non può bastare a se stessa. Vale a dire: la fede cristiana è una parte dell’anima dell’Europa. Anche nella crisi, l’Europa non può ruotare solo attorno a se stessa. Con le sue culture e tradizioni filosofiche e religiose, l’Europa deve portare un contributo specifico nel mondo. Pertanto l’Ue deve trovare una maggiore capacità politica, per essere in grado di contribuire positivamente allo sviluppo complessivo del mondo. E questo corrisponde esattamente alla fedeltà alle radici cristiane dell’Europa”. E nel tracciare una via di uscita dalla crisi in cui negli ultimi anni è caduta l’Europa, il cardinale afferma: “Gli europei, nonostante tutte le crisi, devono avere davanti agli occhi il reale stato dell’Europa. Donald Tusk ce lo ha ricordato recentemente: ‘L’Europa è il miglior posto del mondo’. Molti europei hanno dimenticato che l’Europa è nel mondo un luogo desiderato da molte persone, e questo per la situazione economica, per la libertà e per i diritti che qui sono garantiti”. Anche Papa Francesco nel suo discorso al Parlamento europeo del novembre 2014, ha parlato dell’Europa come un “prezioso punto di riferimento per tutta l’umanità” e “ha chiamato l’Europa – ricorda Marx – a riconoscere e vivere la sua missione. Vale a dire: cercare ciò che ci unisce e servire la pace e uno sviluppo positivo. Questo obiettivo ha trovato fin dall’inizio l’appoggio della Chiesa. E richiama la Chiesa ancora oggi”.
Qui il link alla pagina del Sir con l’intervista.