In Italia come altrove imperversa la retorica dei partiti sovranisti che invocano l’abbandono del sistema di devoluzione di poteri all’Unione Europea e l’uscita dall’euro per recuperare la sovranità nazionale perduta. Nelle ingenue o disoneste menti dei nuovi sovranisti, questo restituirà agli Stati il controllo della loro economia, della moneta e delle frontiere. Così infine il lavoro andrà agli italiani, gli stranieri resteranno chiusi fuori e con la nostra virtuosa lira, quella che vale la metà dell’euro, il nostro paese ritroverà la perduta prosperità.
In verità, il sovranismo bisogna anzitutto poterselo permettere. Per un paese che non ha risorse energetiche e che vive di esportazioni è praticamente impossibile. O allora bisogna convincere i paesi di cui non vorremo più comperare i prodotti per proteggere i nostri di venderci comunque il loro petrolio e le loro materie prime in cambio di ottime, svalutatissime lire. Dovremmo, ad esempio, trovare il modo di procurarci le terre rare che servono per la produzione di quasi ogni parte dei telefoni cellulari e che sono quasi esclusivamente in Cina. Tutto questo in concorrenza con i paesi che una volta erano i nostri partner e che avranno ovviamente rimpatriato le loro produzioni dal nostro territorio. Come ad esempio l’industria automobilistica tedesca, il cui indotto è fortemente presente in Italia. Senza contare i dazi che le nostre merci dovranno pagare per accedere ai mercati un tempo comuni ma divenuti esteri. Praticamente insostenibili per un’economia come la nostra dove l’energia costa quasi il doppio della media europea.
Dovremo poi anche chiedere ai paesi che hanno una normale crescita demografica la carità di un’offerta libera per pagare le pensioni ai nostri pensionati perché noi non avremo abbastanza soldi in cassa e una popolazione sempre più vecchia e sempre meno produttiva. È ridicolo oggi in Italia sentire alla televisione quelle pubblicità che rivendicano l’origine tutta italiana di un prodotto alimentare. A prescindere dal fatto che sarebbe molto discutibile vantare le migliori qualità di un prodotto tutto italiano se si pensa alle tante aree inquinate della nostra agricoltura, soprattutto nel sud, resta il fatto che la pretesa pura italianità è una falsità, una bufala, un inganno. Nel mercato unico europeo quasi nulla è più autoctono. Uno dei rompicapi del Brexit sarà proprio come spartire catene di produzione, confezionamento e distribuzione di merci che comportano decine di passaggi di frontiera e coinvolgono operatori di diversi paesi UE. Come accade fra Irlanda del Nord e Repubblica d’Irlanda, dove i passaggi transfrontalieri di produzione si calcolano nelle migliaia.
In realtà il sovranismo è un’altra chimera inventata da chi di idee per affrontare le complessità del mondo moderno non ne ha e ci vuol far credere che la soluzione sia un ritorno ad un presunto mondo felice del passato che in realtà non è mai esistito.
A meno che il sovranismo non sia quello che intende Salvini quando stipula oscuri patti con il partito di Putin e di fatto se ne rende succube. Un sovranismo dei servi, un affidarsi senza nessuna garanzia a un potere a noi estraneo. Ai tempi del vero sovranismo questo si sarebbe chiamato “complotto con una potenza straniera” e sarebbe stato un reato, anzi un “delitto di Stato di prima classe” con pene che in certi paesi arrivano fino a 20 anni di reclusione. L’unico modo che abbiamo oggi di conservare un controllo sul nostro destino è l’adesione ad un’Unione Europea rafforzata e ammodernata. Per questo dovremmo adoperarci a riformarla e a migliorarla anziché spararle continuamente addosso.