Bruxelles – Il Parlamento europeo è favorevole a una proroga del cosiddetto Piano Juncker per gli investimenti, con una versione 2.0 che arrivi a mobilitare risorse private fino a raggiungere un importo complessivo di 500miliardi di euro, ma a patto che non vengano messi a rischio altri programmi europei di finanziamento. È quanto emerge dalla discussione delle commissioni Bilancio e Problemi economici dell’Europarlamento, riunite insieme per uno scambio di vedute sulla proposta della Commissione europea di estensione del programma a sostegno degli investimenti in tutti gli Stati membri.
Gli eurodeputati ritengono prioritario garantire che il Piano 2.0 possa essere un programma “aggiuntivo, complementare, e non sostitutivo” ai già tanti programmi di aiuto per le zone svantaggiate, come i Fondi strutturali e i Fondi per la coesione. In particolare, i deputati di Bruxelles chiedono che il nuovo fondo sia in grado di mobilitare una cifra ben superiore ai 300miliardi previsti dal suo fratello maggiore, arrivando a sostenere investimenti in tutti gli Stati membri per circa 500miliardi di euro. Questo, continuano gli europarlamentari, non deve avvenire a discapito di altri programmi come il Connecting european facility, il meccanismo europeo che promuove progetti infrastrutturali per collegare l’Europa, che verrebbe particolarmente “danneggiato” se la proposta della Commissione restasse invariata anche dopo la discussione in Parlamento. Inoltre, l’Europarlamento ricorda quale debba essere l’essenza del Piano Juncker 2.0: l’aiuto ai progetti di maggiore “rischio”, ovvero il sostegno a quelle idee che il mercato difficilmente finanzierebbe, tenendo conto della differenza d’impatto degli investimenti tra Paesi e tra regioni degli stessi Paesi.
In questi primi due anni di esistenza, il fondo europeo per gli investimenti strategici (Efsi), braccio finanziario del Piano Juncker, tramite un sistema di garanzie che facilita l’accesso al credito soprattutto alle piccole e medie imprese, avrebbe mobilitato una cifra intorno ai 177miliardi di euro, ovvero più della metà dei 300 previsti dalla Commissione. L’Italia è uno dei maggiori beneficiari del fondo, in particolare lo sono quelle piccole e medie imprese che dal Piano Junker hanno ottenuto un più facile accesso al credito per portare avanti i progetti e idee. L’ultimo sostegno, in ordine di tempo, è il finanziamento di 26 milioni di euro che coinvolge più di 200mila imprese del Bel Paese.