Bruxelles – “C’è l’accordo” sull’equiparazione del trattamento dell’Iva per i libri di carta e quelli in formato elettronico. L’annuncio lo dà il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, al termine dell’ultima riunione dell’Ecofin, dove però le conclusioni sul dossier sono meno chiare di come le descrive il titolare del Tesoro. L’accordo c’è, ma con i dovuti distinguo e le incognite del caso. In linea di principio tutti gli Stati membri sono d’accordo a istituire parità di trattamento per libri, giornali e periodici in pdf, ma questo apre dubbi che la riunione non è riuscita a dissipare. Detto in parole povere il dossier non è morto, c’è l’impegno ad andare avanti. E’ questo l’accordo. “I lavori continueranno alla luce delle dichiarazioni dei ministri, con l’obiettivo di trovare un accordo sulla proposta”, la sintesi dei lavori così come espressa nel documento di fine seduta.
Se da una parte c’è l’impegno ad andare avanti sulla questione, dall’altro si rinvia alla proposta complessiva di revisione della direttiva dell’Iva che la Commissione dovrà presentare entro fine anno. Una proposta, e non una decisione. Si rinvia, quindi. Ma c’è ottimismo. “Pensiamo che la proposta di riforma sull’Iva di fine anno, contenente anche tutti gli altri tipi di prodotto, potrà rispondere alle domande” che ancora agitano molte capitali, confida Edward Scicluna, il maltese presidente di turno dell’Ecofin.
I libri non sono tutti uguali. In base alle regole attuali sui libri di carta va imposta un’aliquota Iva minima del 5%. Un regime che non si applica ai libri elettronici, tassati al contrario al 15%, e per i quali non sono previsti regimi agevolati. L’obiettivo della revisione della direttiva intende da una parte considerare lo sviluppo tecnologico e il trattamento di un mercato fino a pochi anni non così sviluppato, e regolamentare le nuove filiere in modo analogo così da parte portare alla parità di trattamento fiscale di beni comparabili. Le proposte di modifica della direttiva sull’Iva (2006/112) hanno come scopo quello di permettere agli Stati membri di applicare gli stessi importi non-standard dell’Iva per entrambi i tipi di libri, ma senza un obbligo a farlo e lasciando facoltà di scelta.
Avanti, ma i dubbi restano. Sono in molti, in seno all’Ue, a non essere del tutto convinti. Un gruppo di Stati membri (Bulgaria, Danimarca, Finlandia, Germania, Lettonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovenia, Spagna e Svezia) sostiene la necessità di riconoscere il principio per cui “un libro è sempre un libro” a prescindere che si trovi su carta o no, ma evitando che si dia il via libera all’istituzione di un regime a Iva zero “a cascata” su altri settori. Creare altre aree diverse a quella dei libri dove si applicano aliquote bassissime o inesistenti non è pensabile. Un concetto ribadito più volte, da più ministri, che hanno chiesto di ragionare su categorie di prodotti “Iva free” a fine anno, nel momento in cui la Commissione presenterà la sua proposta. A questo gruppo di Paesi si aggiungono i rappresentanti di Estonia e Lituania, che in nome della chiarezza hanno chiesto la definizione di libri elettronici per meglio definire il campo giuridico e fugare ogni dubbio. Numeri alla mano, 12 Paesi su 28 hanno dubbi sugli effetti pratici di un’equiparazione dell’Iva per gli e-book che ad ogni modo appare ineludibile. Ci si vuole arrivare e probabilmente ci si arriverà, ma servirà tempo. I ministri se lo sono dato.