Bruxelles – Mercoledì Giappone e Unione europea si siederanno al tavolo dei negoziati per portare avanti le trattative sul trattato di libero scambio. La chiusura entro la fine del 2017 è caldeggiata da entrambe le parti come una soluzione per rilanciare le proprie economie, entrambe in calo per diversi motivi. Si tratta anche di un messaggio politico agli Stati Uniti neo-campioni di protezionismo come vuole Donald Trump.
Il primo ministro giapponese Shinzo Abe è in Europa e domani sarà a Bruxelles per rilanciare il progetto di un accordo di libero scambio con l’Ue. I negoziati, avviati ufficialmente nel 2013, sono al momento in stand-by dopo aver incontrato alcune difficoltà. Dalla Brexit alle incertezze sull’atteggiamento americano verso il Giappone, fino alla riluttanza di Tokyo a fare concessioni agli europei sui prodotti caseari, sono vari i fattori che finora hanno frenato la conclusione dell’accordo, riporta il Sole24ore. Tuttavia, la presidenza Trump sembra aver dato un nuovo impulso alle trattative: nelle capitali europee così come in Giappone c’è la volontà di sfruttare il vuoto lasciato dagli Usa e lanciare un segnale al resto del mondo, mostrandosi difensori del commercio internazionale tanto criticato dal nuovo presidente statunitense.
“In un’epoca in cui si litiga molto sul libero scambio, l’apertura delle frontiere e i valori democratici, è un buon segno che il Giappone e la Germania non stiano litigando”, ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel domenica incontrando proprio il leader giapponese ad Hannover. “Vogliamo mercati liberi e aperti, per collegare le nostre società e lavorare insieme in modo sostenibile in questo mondo iper-connesso”, ha aggiunto Merkel. “Il Giappone intende essere il campione della protezione di un sistema libero e aperto”, le ha risposto di concerto Abe, sottolineando la sua speranza di una rapida conclusione dell’accordo di libero scambio con l’Ue. La volontà politica non manca di certo.
La scorsa settimana il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker parlando al Parlamento europeo aveva annunciato che dopo le forti contestazioni sociali e politiche ai trattati commerciali con gli Usa, il Ttip, e il Canada, il Ceta, aveva invitato la commissaria al Commercio Cecilia Malmstrom “ad incontrarsi ancora con le parti sociali, perché dobbiamo ascoltarle”, prima della conclusione, auspicata per fine anno, dell’intesa con il Giappone. Su questo tipo di accordi Juncker ha insistito che vanno fatti, “il Mondo chiama l’Europa – ha spiegato – e dobbiamo esserci, con il Giappone andiamo avanti”.
Dal punto di vista economico il trattato sarà positivo? Dipende dal tipo di accordo che verrà firmato, sostiene la Bertelsmann Stiftung in uno studio pubblicato lunedì. Se infatti l’Ue concluderà un trattato simile a quello con la Corea del Sud, i benefici per le economie dei Paesi membri sarebbero minimi (dal +0,02% del Pil per Romania e Grecia al massimo di +0,1% per la Germania). Diverso sarebbe lo scenario nel caso di ratifica di un “accordo ambizioso”, cioè “in cui le barriere non tariffarie venissero ridotte alla media di tutti i trattati di libero scambio esistenti”. In tal caso, secondo gli esperti della fondazione tedesca, i benefici per l’economia dell’Ue – e anche del Giappone – sarebbero assai maggiori: per Tokyo ci sarebbe una crescita dell’1,6%, mentre in Europa gli effetti andrebbero dal +0,1% per Paesi come Grecia e Romania al +1,4% dell’Irlanda, passando per lo 0,7% della Germania.