Roma – “L’Unione europea va cambiata, ma non distrutta o indebolita, perché tutti noi cittadini ne pagheremmo un prezzo incalcolabile”. È il monito lanciato dal presidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani, intervenendo alla Conferenza dei suoi omologhi dei Parlamenti nazionali dell’Ue in vista delle celebrazioni per il 60° anniversario dei trattati di Roma, che culmineranno con il vertice dei capi di stato e di governo nella Capitale italiana il prossimo 25 aprile.
Dopo i lavori di questa mattina alla Camera, aprendo la sessione pomeridiana a Palazzo Madama, il presidente del Senato Pietro Grasso ha indicato le “quattro direttrici” lungo le quali bisogna intervenire per il rilancio dell’integrazione: “Costruire un clima di fiducia nelle istituzioni” da parte dei cittadini, garantendo loro sviluppo economico; “agire contro le disuguaglianze che condannano all’emarginazione” i soggetti più deboli; “reagire al rapido declino demografico integrando gli immigrati” nelle nostre società; adottare una “vera politica estera comune per occupare ilo posto che ci spetta” nel mondo ed evitare “l’emarginazione politica dell’Ue”.
Temi sui quali ha puntato anche Tajani, sottolineando che “oggi più che mai dobbiamo dimostrare che queste sfide si vincono solo uniti”. Per la massima carica del Parlamento Ue, “a fianco al Patto di stabilità e crescita serve un patto generazionale”, perché “non possiamo lasciare a nostri giovani debiti” che non riusciranno a ripagare. Quindi bisogna assicurare loro crescita “lavorando per l’economia reale”. Per l’immigrazione serve “una strategia di sviluppo” che affronti il problema alla radice, ma anche una “riforma seria del regolamento di Dublino, non solo qualche tocco di cipria” su una disciplina dell’asilo “obsoleta e e inefficace”, mantenendo il principio che va rimpatriato chi non ha titolo per essere accolto.
Sono poi necessari passi avanti in materia di difesa comune, che Tajani si aspetta arrivino con la dichiarazione di Roma che verrà firmata dai capi di Stato e di governo il 25 marzo. In questo ambito, ha indicato, bisogna “sviluppare un mercato e un’industria europei della difesa” che sono la “base per creare una vera difesa europea comune”.
Il titolare dello scranno più alto di Strasburgo ha poi indicato la strada di un rafforzamento del ruolo del Parlamento europeo e di quelli delle Assemblee nazionali che devono dare “un contributo importante” al cambiamento che serve all’Ue. Un tema che rimanda alla “consacrazione democratica dell’Unione” cui si è riferito il capo dello Stato, Sergio Mattarella, ricevendo al Quirinale i partecipanti alla Conferenza. A suo avviso “la cooperazione interparlamentare è un elemento sostanziale che irrobustisce, quotidianamente, il tessuto democratico europeo”, ed è ciò che serve per garantire “legittimità” al processo di evoluzione dell’integrazione europea. Parlamenti più forti, quindi, per “cambiare l’immagine di un’Unione europea astratta, inefficace e burocratica”, come ha indicato ancora il numero uno del Parlamento Ue, evidenziando l’esigenza di “regalare un nuovo sogno a mezzo miliardo di persone”.
Per il presidente del consiglio europeo Donald Tusk, questo è proprio il momento giusto per uno scatto in avanti. Il polacco ricorda la Brexit e le altre sfide che rendono difficili le acque in cui l’Ue sta navigando, ma “il passato ci insegna che l’Europa è più creativa e rende di più proprio quando è vulnerabile ed esposta a rischi”. Dunque deve riscoprire una verità che mosse i padri fondatori verso l’integrazione e che “valeva allora e vale ancora oggi”, ovvero che “solo uniti possiamo realizzare la nostra sovranità ed essere liberi nel mondo”.