Nel 2016 il 79% dei cittadini Ue ha avuto accesso a internet almeno una volta a settimana, e allora perché internet non può diventare anche uno strumento di partecipazione democratica? Il Parlamento europeo ha approvato il rapporto del deputato Ramón Jáuregui Atondo’s sulla e-democracy (459 voti favorevoli, 53 contrari e 47 astensioni) che spinge in questa direzione affermando però che per rendere il voto elettronico efficace c’è prima bisogno di garantire il pieno accesso ad esso della popolazione. Al tempo stesso si deve lavorare all’implementazione di connessioni internet veloci, ma anche alla messa in sicurezza delle identità elettroniche.
Il voto elettronico era possibile nelle elezioni olandesi (i Paesi Bassi hanno introdotto postazioni per il voto elettronico già nel 2007) ma è emerso come le manipolazioni fossero estremamente semplici e di conseguenza il voto elettronico è stato vietato in tutto il Paese. In Francia il voto elettronico è stato autorizzato dal 2012 salvo essere stato sospeso per l’elezione presidenziale del 2017 per timori di attacchi cibernetici.
Un esempio positivo di voto elettronico arriva, invece, dall’Estonia dove questo è obbligatorio per le elezioni nazionali, amministrative ed europee. Dal 2005 ad oggi il Paese ha scelto i propri rappresentanti attraverso il voto elettronico già 8 volte. Al momento non è ancora stato segnalato nessun incidente o attacco hacker.