Bruxelles – La lotta dell’Unione europea ai cosiddetti “minerali insanguinati” segna un altro passo avanti. Il Parlamento europeo riunito a Strasburgo ha infatti votato a favore del regolamento che mira a porre fine al finanziamento di gruppi armati e alle violazioni dei diritti umani collegate al commercio di minerali provenienti da zone di conflitto.
La normativa introduce un nuovo sistema legale che assicura la tracciabilità dei “minerali dei conflitti”, obbligando tutti i grandi importatori europei di stagno, tungsteno, tantalio e oro a effettuare controlli per garantire che i propri fornitori rispettino gli obblighi di responsabilità (la cosiddetta due diligence). Toccherà agli Stati membri verificare se le aziende rispetteranno queste regole, tenendo presente che i piccoli importatori (circa il 5% delle importazioni) saranno esentati dall’obbligo di tracciabilità, per evitare loro oneri burocratici eccessivi.
Grazie alla mediazione del Parlamento europeo, gli eurodeputati sono riusciti a convincere gli Stati membri della necessità di rendere obbligatorie, e non applicabili solo su base volontaria come voluto da Commissione e Consiglio, le linee guida dell’Ocse. Inoltre, le grandi imprese che utilizzano questo tipo di minerali nelle loro produzioni, saranno incoraggiate a riferire sulle loro fonti di approvvigionamento e invitate a far parte di un registro dell’Unione europea.
“Il nuovo regolamento ha la possibilità di cambiare le vite delle popolazioni in conflitto”, ha dichiarato l’europarlamentare del Partito popolare europeo e relatore del provvedimento Iuliu Winkler, aggiungendo che questo nuovo sistema “funzionerà solo se applicato sul campo, in maniera flessibile, e se tutte le parti interessate impareranno ad agire in modo responsabile”. “Una pietra miliare” nel campo del commercio dei minerali, lo ha invece definito il presidente del gruppo Socialisti e democratici al Parlamento europeo Gianni Pittella, che si definisce “orgoglioso del fatto che siamo riusciti a tagliare una fonte vitale di reddito ai signori della guerra, senza dover imporre oneri aggiuntivi alle piccole imprese europee”. Meno soddisfatti i Verdi che, denunciando le carenze del provvedimento, sottolineano la differenza con quello statunitense: “La stragrande maggioranza delle imprese che realizzano prodotti finali di consumo non sono coperti da questa nuova legislazione”.
Ora il regolamento passa al Consiglio che dovrà esprimere un voto formale di approvazione. Per consentire agli Stati membri e agli imprenditori di adeguarsi alle nuove regole Il nuovo sistema entrerà in vigore solo dal gennaio 2021.