Bruxelles – Il Parlamento europeo ha approvato regole più severe sulle armi da fuoco nell’Ue. La direttiva, che aggiorna le precedenti norme del 1991, introduce controlli più stretti sulle armi a salve e su quelle disattivate in modo inadeguato, come quelle utilizzate negli attacchi terroristici di Parigi. Previsto anche un obbligo, per gli Stati membri, di mettere in atto un sistema di monitoraggio sull’emissione e il rinnovo delle licenze e uno scambio di informazioni a livello europeo.
L’Ue introduce regole più strette sulle armi da fuoco convertite in armi a salve, oggi vendibili liberamente in alcuni Paesi. D’ora in poi, queste armi dovranno essere classificate come armi da fuoco anche dopo la conversione. Su pressione del Parlamento, la Commissione europea ha promesso di adottare entro il maggio 2017 nuovi standard per la disattivazione delle armi e tecniche che rendano irreversibile l’impossibilità di utilizzare proiettili. Verranno inoltre rese più severe le regole per il possesso di armi semiautomatiche con alte capacità di munizioni. Infine, le autorità nazionali dovranno registrare i dati per la tracciabilità delle armi da fuoco, con l’introduzione di un sistema di condivisione di informazioni tra gli Stati membri.
“Gli attacchi a Charlie Hebdo e al Bataclan di Parigi hanno svelato una pericolosa falla nella normativa europea, dato che le armi da fuoco disattivate malamente, note anche come armi acustiche, erano disponibili liberamente. In seguito al voto di oggi questa falla è stata chiusa”, ha detto la relatrice della direttiva Vicky Ford, eurodeputata britannica del gruppo dei Conservatori e riformisti. “Dopo un lungo processo è stato raggiunto un compromesso che protegge il pubblico rendendo più difficile per terroristi e criminali impadronirsi di armi ad alta capacità, salvaguardando al tempo stesso gli interessi dei tiratori sportivi, così come dei collezionisti e altri gruppi”, ha aggiunto Ford.
La direttiva approvata dal Parlamento deve essere ora formalmente approvata dal Consiglio dell’Ue. Dopodiché gli Stati membri avranno 15 mesi dall’entrata in vigore della direttiva per trasporre le nuove regole negli ordinamenti nazionali. 30 mesi sono previsti invece per mettere in atto i sistemi per la registrazione delle informazioni necessarie per tracciare e identificare le armi da fuoco.