Bruxelles – La produzione di rifiuti in Europa continua ad aumentare e la maggior parte di questi rifiuti continua a finire nelle discariche facendo un danno all’ambiente e sprecando una potenziale fonte di ricchezza. La situazione naturalmente è diversa tra Stato e Stato, con alcuni Paesi che sono più virtuosi e altri molto meno: nel 2014, Austria, Belgio, Danimarca, Germania, Paesi Bassi e Svezia hanno inviato praticamente nessun rifiuto urbano alle discariche, mentre Cipro, Croazia, Grecia, Lettonia e Malta ancora smaltiscono in discarica più di tre quarti dei propri rifiuti urbani. L’economia circolare punta a creare ricchezza e a migliorare l’ambiente grazie al riciclo e al recupero di ciò che viene gettato via dai cittadini. Il Parlamento europeo ha votato la revisione delle quattro direttive che compongono il pacchetto legislativo sull’economia circolare, provando a rendere più ambiziosa la proposta della Commissione europea. Secondo il progetto legislativo adottato a Strasburgo la quota di rifiuti da riciclare dovrà aumentare dall’odierno 44% al 70% entro il 2030. I deputati hanno anche approvato norme del “pacchetto rifiuti” che limitano la quota di smaltimento in discarica al 5% e riducono i rifiuti alimentari del 50% entro il 2030.
“Oggi, il Parlamento ha dimostrato a larghissima maggioranza che crede nella transizione verso un’economia circolare. Abbiamo deciso di ripristinare obiettivi ambiziosi per il riciclaggio e la discarica, in linea con quanto la Commissione aveva inizialmente proposto nel 2014”, ha dichiarato la relatrice per l’Aula Simona Bonafè del Pd (S&D). Le statistiche per il 2014 indicano che il 44% di tutti i rifiuti urbani dell’Ue è riciclato o compostato, a fronte di appena il 31% del 2004. Inoltre, entro il 2020, gli Stati membri dell’Ue dovrebbero essere in grado di riciclare o compostare più del 50% dei rifiuti.
Secondo i testi approvati dai deputati entro il 2030 almeno il 70% in peso dei cosiddetti rifiuti urbani (familiari e di piccole imprese) dovrebbe essere riciclato o preparato per il riutilizzo, ovvero, controllato, pulito o riparato (la Commissione europea aveva proposto il 65%). Per i materiali di imballaggio, come carta e cartone, plastica, vetro, metallo e legno, si propone l’80% come obiettivo per il 2030, con obiettivi intermedi per ogni materiale nel 2025. Il progetto di legge limita poi la quota di rifiuti urbani collocati in discarica al 10% entro il 2030. Si propone una riduzione di quest’ultima al 5% ma è prevista una proroga di cinque anni a determinate condizioni per gli Stati membri che, nel 2013, hanno collocato in discarica più del 65% dei loro rifiuti urbani. “Questo vuol dire che finalmente si passa da un modello economico lineare, inefficace, costoso e insostenibile ad un modello che faccia della sostenibilità ambientale una leva per la crescita, lo sviluppo e la competitività industriale. Dobbiamo superare il modello ‘produci, consuma e getta’ per passare ad un’economia dove i prodotti sono progettati per durare ed essere riparati, riusati e riciclati”, ha spiegato Bonafè.
I rifiuti alimentari nell’Ue sono stimati a circa 89 milioni di tonnellate, pari a 180 kg pro-capite annui. Rispetto al 2014, i deputati mirano a una riduzione dei rifiuti alimentari del 30% per il 2025 e del 50% entro il 2030. Si propone inoltre un obiettivo simile per i rifiuti marini. “È fondamentale, con questo provvedimento intensificare il contrasto ai rifiuti marini e allo spreco alimentare. Pensate che ogni europeo butta ogni anno una scioccante quantità di cibo, 180 Kg. Dimezzare lo spreco alimentare entro il 2030 non è solo un obiettivo ambizioso ma anche un dovere etico”, ha concluso Bonafè.
Le quattro risoluzioni approvate martedì rappresentano la posizione negoziale del Parlamento in vista dei negoziati con il Consiglio dei ministri Ue, che deve ancora adottare la propria posizione.