Bruxelles – Hanno rotto il ghiaccio, e ora non li ferma più nessuno. La tournée europea degli Elio e le Storie Tese, mai realizzata finora, è “una cavalcata trionfale” che non si arresta. Ci prova Eunews a interrompere questa cavalcata, ma solo per un attimo, quanto basta per incontrare Elio in un momento dell’appuntamento a Bruxelles di “Yes we can’t”, il tour per antonomasia, l’evento storico della band, proiettata con questa serie di date in giro per l’Europa verso un nuovo orizzonte. Non quello artistico, o almeno non solo. “Ci sentiamo come degli ambasciatori e portatori di gioie di fronte a questi uomini e donne che hanno abbandonato la Patria per andare a cercare fortuna all’estero e che sentono la lontananza”.
Sono i tanti gli italiani che hanno lasciato il Bel Paese per andare altrove, per scelta o per mancanza di alternative. I protagonisti di una pagina una storia mai finita, quella degli emigranti, e principali artefici della storia tutta ritmo e simpatia di Elio e Le Storie Tese. Sono tanti anche gli italiani all’estero ad aver risposto alla chiamata di Elio. Anche a Bruxelles una grande cornice di pubblico e un grande coro hanno accompagnato la band nell’esecuzione e nella riproposizione dei brani che hanno fatto la storia degli Elio e le storie tese. Una partecipazione di persone e cuori che non ha tradito le aspettative. “E’ chiaro che maggior parte degli spettatori sono connazionali, ma sono connazionali entusiasti, competenti, che cantano tutte le canzoni e siamo contentissimi”. Bruxelles non è stata meno di Lussemburgo, Magonza, Colonia, Berlino, Budapest. John Holmes, Supegiovane, Disco Music, Milza: tutti i brani in scaletta il pubblico de La Madeleine li ha accompagnati con cori e colpi di danza. A questo, rivela Elio, ogni volta c’è anche “una percentuale di persone del luogo che ha apprezzato” lo spettacolo. Un successo, per un gruppo che mai aveva varcato i confini nazionali.
“L’idea del tour europeo è nata tantissimi anni fa, ma purtroppo non è mai stata realizzata perché siamo timidi”, ammette Elio. Che fa autocritica, nel fare autoironia. “Siamo bravi, probabilmente il miglior gruppo del mondo, ma siamo timidi”. Ora che le paure sono vinte, prendono l’Europa per mano, in un momento in cui molti non si sentono più di stringerla. Lo dice ricorrendo al paragone con la musica, perché il grande pubblico possa capire ancora meglio. Il concetto è, in sintesi, meglio stare insieme che da soli. “Sono sempre stato stato per la squadra. Infatti in Italia, che è un Paese di individualisti, ho sempre spinto per un gruppo e dopo lo scioglimento dei Pooh siamo praticamente la band più antica in Italia e penso che andremo avanti ancora per tanto tempo”. Questo per dire che “essere uniti è meglio che essere da soli, di conseguenza penso che l’Europa e gli Stati dell’Europa abbiano più vantaggi a restare uniti che a non esserlo”. Parola di uno che l’Ue l’ha vista crescere. Quando nel 1979 Stefano Belisari fondò gli Elio e le Storie Tese l’Europa era ancora a nove Stati.
Nessun inno europeo, però. “Giusto che ci sia”, ma non è appropriato suonarlo sul palco Intanto perché gli inni si riservano per momento istituzionali e ufficiali, e poi perché non è nelle corde di Elio e soci. “Noi solo grandi classici dell’Italia: Puccini ed Elio e Le Storie Tese”. Una scelta artistica che non fermerà la cavalcata trionfale degli Elii. A Bruxelles ci sono giunti nel momento del vertice dei leader dell’Ue, di quei governi cioè nemici giurati del Supergiovane ‘eliantico’ sempre vivo e combattivo. “Anche se so che alcuni di questi grandi si fermeranno per ascoltare in incongnito il concerto di Elio e Le Storie Tese”, confida Elio. Segno che gli EELST “piano piano” stanno conquistando l’Europa. Iniziando a rilanciarne la portata. “Nel campo dell’Europa per unire gli Stati dell’Europa e, anzi, per coinvolgerli anche altri, anche fuori dall’Europa”.