Bruxelles – La Scozia si prepara ufficialmente a tenere un secondo referendum sull’indipendenza dalla Gran Bretagna. La prima ministra scozzese, Nicola Sturgeon in un discorso pubblico oggi ha detto che al suo popolo sarà data una opportunità “per scegliere, alla fine del processo, se seguire il Regno Unito in una ‘Brexit dura’ o diventare un paese indipendente, con le nostre relazioni con l’Europa”. Il voto dovrebbe tenersi tra l’autunno 2018 e la primavera 2019, in concomitanza con la fine prevista dei negoziati tra Londra e Bruxelles. Così come, ricorda Sturgeon, “era scritto nel nostro manifesto elettorale, che se fossero cambiate sostanzialmente e materialmente le condizioni” che portarono all’esito del referendum per la separazione del 2014 “come il portaci fuori dall’Unione europea contro la nostra volontà”. “Questa eventualità si è evidentemente realizzata”, dice la premier, che la prossima settimana attiverà la procedure parlamentari per il nuovo voto.
“Sin dallo scorso giugno ho cercato di trovare un accordo con il Regno Unito che avrebbe potuto conciliare il voto per lasciare l’Ue con la volontà scozzese di rimanere”, ha detto Sturgeon, aggiungendo che però il governo di Londra “non si è spostato di un millimetro”.
Un portavoce della premier britannica Theresa May ha risposto dicendo un secondo referendum causerebbe “divisioni e provocherebbe enorme incertezza economica nel momento peggiore possibile”.
Sturgeon ha spiegato anche che “abbiamo accettato che la Scozia avrebbe lasciato l’Unione europea, nonostante il 62% degli elettori avesse scelto di rimanere, ma abbiamo chiesto che il Regno Unito resti nel mercato unico o che si cercasse una via che avrebbe permesso alla Scozia di farlo. Negli ultimi mesi abbiamo lavorato duramente per trovare un accordo. Al primo ministro e il suo governo sono state date tutte le possibilità di compromesso”. Ma Sturgeon accusa May di non aver agito in buona fede, e il governo scozzese è andato a sbattere contro il “muro dell’intransigenza”. In particolare la Scozia non vuole lasciare il mercato unico.
“Si è perso completamente ogni linguaggio di partenariato – gha continuato la premier scozzese – e se la Scozia può essere ignorata su un tema così importante come l’adesione all’Unione europea, è chiaro che la nostra voce e i nostri interessi possono essere ignorati in qualsiasi momento”.
In una dichiarazione alle televisioni May ha risposto dicendo che “nel negoziato per lasciare l’Unione Europea, voglio negoziare un accordo che funzioni per tutto il Regno Unito e che includa il popolo scozzese. È per questo che abbiamo lavorato a stretto contatto con le amministrazioni decentrate. Abbiamo ascoltato le loro proposte e riconosciuto le molte aree di un terreno comune, come la tutela dei diritti dei lavoratori e la nostra sicurezza dalla criminalità e dal terrorismo”. Secondo la premier britannica “la visione chiusa che l’Snp ha mostrato oggi è profondamente deplorevole. Mette la Scozia in un percorso con più incertezze e divisioni… crea un’enorme incertezza. E questo in un momento in cui c’è la prova (un sondaggio secondo il quale il 49 per cento degli scozzesi non vuole un secondo referendum, contro il 39 a favore, ndr) che il popolo scozzese, la maggior parte degli scozzesi, non vogliono un secondo referendum sull’indipendenza”. Un altro sondaggio dice che secondo gli scozzesi se ci fosse un secondo referendum il 47 per cento voterebbe per l’indipendenza e il 40 per cento contro.
May poi attacca ancora più pesantemente Sturgeon: “Così, invece di giocare a fare politica sul futuro del nostro paese, il governo scozzese dovrebbe concentrarsi sul fornire un buon governo e dei servizi pubblici per il popolo della Scozia. La politica non è un gioco”.
Ruth Davidson, il leader parlamentare dei Tory, ha affermato che “voteremo contro qualsiasi richiesta” di procedere ad un nuovo referendum.
Anche Jeremy Corbyn , leader laburista sostiene che “il referendum del 2014 sull’indipendenza scozzese è stato classificato come un evento che accade una volta in una generazione. Il risultato è stato decisivo e non c’è desiderio di un altro referendum”, annunciando che il Labour si batterà contro una nuova consultazione.
Anche il leader liberal-democratico, Tim Farron, ha detto che il suo partito si opporrebbe a un altro referendum.
Va notato che dei 59 seggi assegnati in Scozia con le elezioni generali del Regno Unito nel 2015, 56 sono andati allo Scottish National Party (Snp), mentre conservatori, laburisti e liberali ne hanno avuto solo uno a testa.
Nel parlamento scozzese dopo le elezioni del 2016 lo Snp ha 63 seggi, i conservatori 31, i laburisti 23, i verdi 6 e i liberali 5.