Bruxelles – Nessuna sorpresa a Bruxelles, Donald Tusk è stato rieletto presidente del Consiglio europeo per un secondo mandato. Ma questa rielezione non è stata indolore e ha causato uno duro scontro con la Polonia che ha provato a mandare in fumo il Vertice ponendo il veto alle conclusioni, che sono però state pubblicate comunque grazie a uno stratagemma.
L’elezione di Tusk non è avvenuta come di consueto per consenso. “Una persona che non ha il supporto del suo Paese non può essere presidente del Consiglio europeo”, aveva affermato al suo arrivo a Bruxelles la premier Beata Szydło che ha preteso una votazione palese, una votazione che non ha fatto altro che mostrare il suo isolamento: Tusk ha ottenuto ventisette voti a favore e un solo contrario.
L’ex premier polacco è il candidato giusto “per ragioni di continuità e di coerenza, non capisco come un Paese possa opporsi a una soluzione verso la quale tutti gli altri sono favorevoli”, aveva dichiarato Francoise Hollande al suo arrivo al Vertice. Con la Polonia non si sono schierati nemmeno gli alleati di Visegrad: Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca. “È il candidato del Ppe e il Ppe lo voterà”, aveva affermato l’ungherese Viktor Orban al suo arrivo, aggiungendo che avrebbe preferito un candidato supportato dal governo del proprio Paese ma facendo capire che in mancanza di alternative neanche lui non si sarebbe opposto. Tusk “proviene dalla nostra regione e la capisce”, ha detto il premier Ceco Bohuslav Sobotka aggiungendo che Varsavia non aveva diritto di veto. “Non vogliamo essere ostaggi della politica interna polacca”, gli ha fatto eco la premier lituana Dalia Grybauskaite.
Ma nonostante l’isolamento la Polonia ha mantenuto il punto, e anzi, vedutasi messa in un angolo è andata su tutte le furie rispondendo con la decisione di porre il Veto alle conclusioni con l’intento di mettere in stallo il Vertice. Ma alla fine non è riuscita nemmeno in questo intento. I servizi tecnici del Consiglio hanno trovato uno stratagemma per aggirare il blocco di Varsavia: le Consclusioni sono state pubblicate come conclusioni del presidente, aggiungendo nel preambolo che il testo “ha ricevuto il sostegno di 27 membri del Consiglio europeo ma non ha ottenuto il consenso per ragioni indipendenti dal merito”.
“Voglio cooperare con tutti i membri del Consiglio e farò tutto il possibile per proteggere il governo polacco da un isolamento politico e credo che troverò buone soluzioni”, ha dichiarato Tusk che ha provato a gettare acqua sul fuoco parlando di “una reazione emotiva” comprensibile da parte di Szydło a cui ha mandato un messaggio ricordando il detto che afferma: “Attenti a bruciare i ponti perché quando sono distrutti non li potrete più percorrere”. E a chi gli chiedeva come parlerà in futuro con il governo di Varsavia, che con lui non vuole avere rapporti, ha risposto semplicemente: “In polacco” con Jean-Claude Juncker che ha aggiunto ironico: “Speriamo che almeno questo linguaggio lo capiscano”.