Roma – L’Unione europea si avvia a istituzionalizzare l’idea che il processo di integrazione debba configurarsi a più velocità per consentire di fare progressi e uscire dallo stallo in diversi campi. Oltre a quello della difesa, è possibile che si proceda a velocità variabili anche sul digitale? Secondo Roberto Viola, direttore generale della Dg Cnect della Commissione europea “è difficile”, perché “sul digitale dobbiamo fare le cose insieme”. Tuttavia, ammette, “ci possono essere Paesi che vogliono fare alcune cose insieme, altri magari un po’ di meno. Va bene anche questo”, indica.
L’alto funzionario dell’esecutivo europeo, interrogato da Eunews a margine della presentazione del Digital day in programma a Roma il 23 marzo prossimo, cita l’esempio delle “auto connesse e a guida autonoma”, per le quali “non è immaginabile che si fermino ai confini dei vari Stati”. Però, riconosce, “sul tema dei grandi assi stradali dove quelle auto possano circolare, non tutti i paesi devono essere d’accordo, se ce ne sono alcuni che vogliono accelerare, noi siamo contenti di questo”.
È innegabile che esistano delle “diversità”, prosegue Viola, sottolineando che se “l’Estonia è il Paese di testa per quanto riguarda l’amministrazione digitale”, l’auto è invece “un tema importante che riguarda in particolare Germania, Italia e Francia”. A suo avviso, “però, non è un’Europa a più velocità ma a più interessi, e in questa diversità c’è poi la forza dell’Europa”.
Come Viola, anche Stefano Firpo, direttore generale per la Politica Industriale del ministero per lo Sviluppo economico, ritiene che l’Ue farebbe meglio a procedere unita sul digitale, e in particolare sulla cosiddetta ‘industria 4.0’. “Questo è il settore dove l’Europa deve aumentare la velocità”, indica Firpo, pur ammettendo che “i Paesi a grande vocazione industriale sono già partiti”, dal momento che “Francia, Italia, Germania hanno tutti dei piani molto articolati su questo fronte”. Per il dirigente del ministero, “occorre che l’Europa non solo coordini le iniziative nazionali e ne faccia nascere tutte le sinergie possibili, ma deve fare della digitalizzazione dell’industria europea l’oggetto non solo di una comunicazione ma di un vero e proprio piano d’azione di politica economica”.