Roma – Con la Brexit c’è chi vince e c’è chi perde nel mondo delle imprese, e in attesa di capire quale forma prenderà il divorzio tra il Regno Unito e l’Ue, non tutti hanno capito quale sarà il proprio destino. C’è però una start-up con sede a Londra, Hostmaker, che non ha dubbi: “Finora non abbiamo registrato alcun impatto negativo, solo effetti positivi”, dichiara a Eunews Nakul Sharma, fondatore e presidente dell’azienda che offre servizi ai proprietari di casa che decidono di guadagnare adibendo i loro appartamenti a bed&breakfast e mettendoli su piattaforme come Airbnb, Tripadvisor, Boocking e simili.
Dalla prenotazione alla riconsegna delle chiavi, dall’arredo degli interni alle pulizie e alla manutenzione, dalla gestione del rapporto con gli ospiti all’individuazione del prezzo del pernottamento – l’azienda considera il proprio pezzo forte l’algoritmo proprietario che gestisce in modo “dinamico” il prezzo della stanza, promettendo introiti che vanno “fino al 50% in più in un anno” – Hostmaker offre sia il pacchetto completo, trattenendo per sé il 20% del prezzo pagato dagli ospiti, sia singoli servizi.
Operando nel settore turistico, viene da chiedersi se l’azienda aperta nel 2014 e che gestisce appartamenti a Londra, oltre che a Roma, Parigi e Barcellona, possa risentire dell’addio all’Ue che il Regno unito si appresta a formalizzare. “In realtà, negli ultimi 6-8 mesi la Brexit è stata piuttosto positiva”, spiega Sharma, “perché la sterlina è crollata rispetto all’euro e quindi più turisti sono venuti a Londra. Ovviamente, noi abbiamo beneficiato da questa situazione. Inoltre, vediamo che a causa della Brexit il valore immobiliare delle case sta calando, e quindi più persone stanno cercando di investire a Londra adesso”, e in questo modo aumenta il bacino di potenziali clienti per Hostmaker. Tirando le somme, ribadisce il trentatreenne imprenditore londinese, “finora non abbiamo registrato alcun impatto negativo, solo positivi”.
L’unico aspetto problematico sembra essere quello legato al futuro della libera circolazione, che il governo britannico è intenzionato a limitare. Per avere degli effetti bisognerà capire come evolveranno i negoziati previsti dall’articolo 50 del Trattato di Lisbona, ma Sharma non sembra al momento troppo preoccupato. “Al momento mi sento di dire che la nostra start-up sopravviverà”, indica, “ma come in ogni impresa, c’è sempre una dose di rischio impossibile da eliminare”.