Bruxelles – “Prima di approfondire ulteriormente le proprie relazioni, gli Stati membri dovrebbero per prima cosa risolvere il grande nodo che ha portato l’Ue al collasso: l’eurozona”. Ne è convinto l’ex ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis, presente oggi al Parlamento europeo di Bruxelles, dove ha tenuto una conferenza stampa congiunta con l’eurodeputato del partito tedesco Die Linke Fabio de Masi. Durante la conferenza Varoufakis ha rilanciato la sua campagna per chiedere alla Banca centrale europea (Bce) di svelare documenti segreti relativi alle trattative col governo greco.
Nel giugno del 2015 la Bce ha forzato le banche greche a chiudere, come parte del tentativo della Troika di intimidire il neo-eletto governo greco e forzarlo ad abbandonare il suo progetto di rinegoziazione del debito pubblico del Paese, ma anche dell’agenda di riforma e delle politiche fiscali. E’ questo il punto di vista di Varoufakis, secondo cui tra i problemi più gravi del funzionamento dell’eurozona sta proprio nell’indipendenza della Banca centrale. “La Bce ha un potere enorme, ma non c’è nessuna banca centrale in Europa che risulta meno indipendente dal potere politico. Al contrario, le decisioni della Bce dipendono fortemente dalla volontà dei Paesi membri, presenti nel Consiglio direttivo dell’istituzione”, ha detto stamani in Parlamento europeo il professore di economia.
La stessa Bce nell’estate del 2015 aveva chiesto un’opinione legale ad alcuni esperti per essere sicura che la sua decisione fosse compatibile con le sue prerogative e con il rispetto del diritto Ue. La campagna lanciata da Varoufakis, e sostenuta dal suo nuovo movimento Diem25, consiste in una petizione online per chiedere a Mario Draghi di svelare i documenti (detti ‘Greek Files’) che contengono quell’opinione legale. Da parte sua, il presidente della Bce aveva già ribadito, in una lettera del settembre 2015 in risposta alla richiesta di Fabio de Masi, che l’istituzione di Francoforte non ha nessuna intenzione di svelare tali “documenti particolarmente sensibili”, poiché ciò “pregiudicherebbe l’abilità della Bce di ottenere in futuro pareri legali oggettivi e comprensivi”.
L’ex ministro delle Finanze non lo ha detto apertamente, ma ha lasciato intendere che tali documenti potrebbero svelare l’eventuale dipendenza della Bce dalla volontà dei Paesi europei. “C’è una forte mancanza di trasparenza, qualcosa di incompatibile con le regole basi della democrazia. Per questo abbiamo lanciato questa campagna, al fine di raccogliere il supporto di politici, accademici e cittadini europei”, ha spiegato Varoufakis. Alla campagna hanno già aderito importanti politici a livello internazionale, tra cui il candidato alle presidenziali francesi del Partito socialista Benoît Hamon e quello del Partito di sinistra Jean-Luc Mélenchon, ma anche noti professori d’università, come Jeffrey Sachs (Columbia) e Arthur Gibbon (Cambridge). “Si tratta di un piccolo passo ma è cruciale per dare accesso agli europei delle informazioni necessarie per giudicare l’operato di una Bce potentissima e al tempo stesso impotente”.