Bruxelles – Al Vertice di domani i leader dei Ventotto decideranno se riconfermare Donald Tusk alla guida del Consiglio europeo. Parlando in conferenza stampa al termine del Summit con le parti sociali si è mostrato sicuro e si è detto “pronto al giudizio” dei capi di Stato e di governo. “Non sono responsabile di uno scontro”, ha affermato rispondendo a chi gli chiedeva come si sente a essere il candidato a una carica così importante ma sgradito al governo del suo Paese. “Conosco il mio ruolo come presidente, io sono e dovrò essere anche in futuro imparziale e neutrale verso tutti gli Stati, penso di aver essere riuscito a rispettare questo ruolo”, ha dichiarato. “Al tempo stesso sono responsabile di proteggere valori e i principi europeo, è il mio ruolo e la profonda convinzione”, ha però aggiunto, lanciando una stoccata al governo di Varsavia che da mesi è oggetto delle critiche di Bruxelles per quelle che l’Ue ritiene violazioni dello Stato di diritto, con la legge che mette la Corte suprema sotto il controllo del governo, ma anche per altri interventi, come la proposta per la criminalizzazione dell’aborto, che è stata ritirata dopo le proteste della piazza.
“Non sono qui per dire se sarò rieletto, vedremo domani cosa decidono i leader, spetta a loro, ma io sono pronto a questo giudizio”, ha concluso Tusk mostrando sicurezza.
“La posizione italiana”, visto che “non ci sono candidati italiani, è quella di contribuire a una soluzione condivisa. E al momento sembra essere la conferma di Donald Tusk al quale io, salvo novità al momento assolutamente imprevedibili, rinnoverò a nome del governo la fiducia del nostro Paese”, ha dichiarato Paolo Gentiloni. Il presidente del Consiglio italiano ha spiegato che “fino a stamattina non c’erano candidature alternative all’ex premier polacco. Ma stamattina ne è stata formalizzata un’altra da parte del Governo polacco”, quindi “è probabile che ci sia una discussione che sarà insolita, perché normalmente a queste decisioni si arriva per consenso”, ma “purtroppo stavolta sembra più una questione nazionale che europea”.