Roma – “Nei prossimi mesi l’Unione europea deve dimostrare di saper risorgere dalle proprie sconfitte”. È il monito con cui, parafrasando Altiero Spinelli, il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, si presenterà al Vertice europeo di domani e venerdì a Bruxelles. Parlando al Senato per le consuete comunicazioni in vista del Consiglio europeo (nel pomeriggio le esporrà anche alla Camera), il capo dell’esecutivo elenca i successi dei primi sessant’anni di integrazione europea, che verranno celebrati il 25 marzo a Roma, ma non ne nasconde difficoltà ed errori, a partire da quelli sulla gestione dei flussi migratori, per denunciare i quali prende a prestito “l’esortazione pronunciata da Papa Francesco ricevendo il Premio Carlo Magno: che cosa ti è successo Europa?”
Sui migranti, Gentiloni richiama l’Ue ai propri impegni “soprattutto in materia di accoglienza”, ricordando che quello in materia di redistribuzione dei rifugiati “non è una pretesa italiana ma una decisione presa dall’Unione europea”, e come tale va rispettata senza mostrare quella “doppia rigidità, inamovibile sulle virgole dei bilanci e distratta” sul mantenimento degli impegni assunti per le relocation.
A questo atteggiamento, il premier risponde non solo chiedendo agli altri Stati membri di mantenere quanto stabilito sui rifugiati, ma esortandoli a compiere “dopo il Vertice di Malta un ulteriore passo avanti, soprattutto in termini di risorse, per sostenere lo sforzo dell’Italia” per il controllo della rotta del Mediterraneo centrale. In altre parole, servono più soldi per poter implementare quell’accordo con la Libia che tutti i leader dei 28 hanno salutato positivamente.
Riguardo all’altra rigidità, quella sui bilanci, Gentiloni conferma la linea del suo predecessore indicando che “l’Italia rispetta le regole, ma vuole contribuire, se possibile guidandolo, a un cambiamento delle politiche economiche dell’Unione europea”, che devono “accompagnare invece che deprimere la crescita”. Gentiloni assicura che “tra un mese, con la presentazione del Documento di economia e finanza, indicheremo le scelte” con cui dare seguito alla richiesta di una manovra correttiva da 3,4 miliardi. Nel frattempo, scandisce, “a Buxelles deve essere chiaro che le riforme non solo non si sono fermate, ma non hanno neppure rallentato il loro corso”.
Venendo all’altro tema che sarà al centro dei colloqui dei leader europei, quello del sessantesimo anniversario dei trattati di Roma e della dichiarazione sul futuro dell’Ue che verrà firmata il 25 marzo, Gentiloni auspica che questa possa essere “un certo significato nella storia europea”, ma “non ci sbilanciamo finché non vedremo il risultato che verrà raggiunto in questi ultimi giorni di negoziati”.
Il documento, a suo avviso dovrà poggiare su tre pilastri. Il primo riguarda “il ruolo internazionale dell’Europa e la possibilità che svolga sul piano geopolitico una funzione più rilevante, con una maggiore integrazione” della difesa e della politica estera. Poi, prosegue, l’Europa deve avere “politiche economiche centrate sulla crescita, sugli investimenti e sulla protezione sociale”. Infine, “non deve rinunciare alla libera circolazione delle persone”, e deve “associare a questo, finalmente, una politica migratoria comune”. Sono le stesse convinzioni che “il 15 marzo cercherò di indicare all’Assemblea parlamentare di Strasburgo”, annuncia Gentiloni, invitato dal presidente Antonio Tajani a intervenire in quella data davanti all’Europarlamento.
La posizione dell’Italia sull’Europa futura “è nota”, sottolinea ancora il premier, ed è “da sempre favorevole a percorsi di integrazione”. Quella del Governo, aggiunge, è orientata “a considerare livelli differenziati per questi percorsi”, dal momento che “un’integrazione a livelli differenziati è già prevista dai trattati”. Si tratta del “riconoscimento di uno stato di fatto”, e “non è un progetto contro qualcuno”, scandisce Gentiloni richiamando esplicitamente “il gruppo di Visegrad” formato da Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria. Al contrario, precisa, “è un modo per dare una chance” di avanzamento all’integrazione europea.