Bruxelles – Diverse velocità, ma senza rinunciare al rigore. Il Partito popolare europeo (Ppe), la forza politica col maggior numero di capi di Stato e di governo e il principale gruppo in seno al Parlamento europeo, un’idea sul futuro dell’Europa se l’è fatta. L’ha messa nero su bianco nel documento già approvato e che verrà formalmente adottato in occasione del congresso di fine marzo. La convention dei popolari si terrà a Malta il 29 e 30 marzo, dopo cioè le celebrazioni del 60esimo anniversario della firma dei trattati di Roma, l’insieme delle regole che hanno istituito la Comunità economica europea (Cee), poi evolutasi nell’Ue che conosciamo. L’appuntamento di Roma dovrà servire a tracciare il quadro dell’Ue che verrà, ma per la principale forza politica europea ciò che si scorge all’orizzonte è già piuttosto nitido. Avanti insieme dove si può, più Europa per chi ci sta in quelle aree selezionate come la difesa, niente modifica dei Trattati: eccole le condizioni entro cui muoversi individuate dal documento di 14 pagine dal titolo ‘L’Europa mette al sicuro il nostro futuro’. “Non abbiamo bisogno una visione di 50 anni, ma di una visione di 5-10 anni” necessaria per il rilancio dell’Ue nel breve-medio termine, l’impostazione popolare nelle parole del presidente del partito, Joseph Daul. Del resto lo dice anche il documento: “I prossimi dieci anni saranno decisivi”.
Preoccupano i populisti. L’Europa va puntellata, e in fretta. Il sentimento anti-europeo è sempre più diffuso, gli euro-scettici crescono e avanzano dappertutto. Non c’è tempo per i grandi ragionamenti. Le elezioni presidenziali francesi sono lì, ad aprile, praticamente dietro l’angolo. Un’ascesa del Front National rischia di mandare tutto a monte. “Dobbiamo essere pronti ad affrontare il peggio”, ammette Daul. Lui, francese, ha forse più chiaro di altri cosa si rischia nel Paese fondatore. Daul è convinto che in caso di vittoria del Front National, “Marine Le Pen non fermerà l’evoluzione dell’Europa”, ma è consapevole comunque del fatto che “con la Francia sotto Le Pen avremo un’altra Europa”.
Europa multi-velocità. L’Europa a due e più velocità appare al Ppe la risposta migliore da dare in questo momento. Può servire a salvare il salvabile, senza mostrare troppo il fianco a chi chiede meno Europa e invoca più potere ai poteri nazionali. Il testo del Ppe messo a punto da Herman Van Rompuy, ex presidente del Consiglio europeo, ed Elmar Brok, membro della commissione Affari esteri del Parlamento europeo, prevede che Ue e Stati membri “non siano in contraddizione tra loro, ma piuttosto si completino”, che a livello di Ventisette “si debba rivitalizzare lo spirito di cooperazione”, e che da qui in avanti Ue ed Eurozona “possano continuare a svilupparsi all’interno dell’impianto legislativo degli attuali trattati”. Cosa significa tutto questo lo spiega Brok. “Il documento parla di Europa a velocità multipla, che pensiamo sia necessaria per rendere il funzionamento dell’Ue più efficiente. E’ prevista dai trattati, quindi non c’è niente di cui aver paura”.
Aree prioritarie ed esercito europeo. Il Ppe sancirà che occorre procedere a meno di 27 in alcune aree, che il documento individua. La difesa è la principale di queste. “Il lavoro attuale nell’area delle sicurezza e della difesa dovrebbe portare all’eventuale creazione di forze armate europee”. Ovviamente per chi vuole partecipare. Collegata alla questione della sicurezza è la politica di cybersecruity. Anche qui si chiede “armonizzazione” di standard, priorità, obiettivi e requisiti tra Stati membri al fine di garantire la sicurezza informatica comune. Sempre per chi ci sta. Lo stesso dicasi per l’anti-terrorismo. La dimensione economica e monetaria è pure un altro esempio di diverse velocità. “Si rende necessario un approccio per l’area Euro nel suo complesso”, scrivono i popolari. Ma c’è pure “bisogno di una maggiore armonizzazione europea in materia fiscale”.
Uniti, una necessità. “L’Europa può agire con forza e in modo indipendente solo come comunità”. Questo è il messaggio chiave del documento che il Ppe approverà a fine mese. “Il costo di una non-Europa sarebbe enorme, e non solo dal punto di vista economico”. Unità resta una parola chiave del documento del Ppe. “Solo insieme possiamo rispondere alle sfide globali e riconquistare la sovranità delle nostre nazioni”. In sintesi, il documento del Ppe, riprende diversi elementi già presenti nel libro bianco della Commissione europea: diverse velocità, nessuna rottura con il passato, più Europa in alcune aree considerate come prioritarie.
Rigore, ancora un ‘must’. A realizzare il documento programmatico del Ppe, come detto, Elmar Brok ed Herman Van Rompuy. Il primo è uomo vicino alla cancelliera tedesca Angela Merkel, il secondo ha gestito la crisi dell’Eurozona dal 2009. Non sorprende che il Ppe approverà a Malta la politica del rigore, ancora una volta. “Le decisioni dell’Ue sono vincolanti. Quello che viene deciso a livello europeo deve essere realizzato da ogni Stato membro”. E poi, ancor più chiaramente, si precisa che “le finanze pubbliche devono essere strutturalmente in equilibrio nei prossimi anni”, nel corso dei quali serviranno “sia sostenibilità dei bilanci sia competitività basata sulle riforme strutturali”.