Bruxelles – La Commissione Ue è pronta a elargire nuove risorse per le imprese europee coinvolte nell’economia sociale. Lo ha spiegato oggi il vicepresidente Jyrki Katainen, commissario per il Lavoro e la crescita, parlando a un evento dal titolo “60th Anniversary of the Treaty of Rome: social economy’s contribution to economic, social and territorial cohesion in Europe”, al Comitato economico e sociale europeo.
“Uno dei miei messaggi chiave è che ci sono nuove risorse disponibili: la Commissione è pronta a sbloccare nuovi fondi per le imprese”, ha affermato Katainen. I soldi ci sono, ma sono poco utilizzati, perché secondo il commissario europeo troppe poche imprese sanno come accedervi. “Vi chiedo di aiutarmi a diffondere questa informazione agli operatori che conoscete nei mercati nazionali. Questa opportunità esiste ma pochissimi ne sono a conoscenza”.
Il vice-presidente della Commissione ha poi accennato a uno dei temi dimostratisi recentemente più caldi agli occhi dei cittadini: gli accordi di libero scambio. “Le persone pensano spesso che siano strumenti per costruire un’economia senza regole. Non è assolutamente vero. Guardate al Ceta: è un plico di migliaia di pagine denso di norme”, ha spiegato il commissario alla crescita. Che ha poi continuato: “Gli accordi di libero scambio permettono semmai di regolare gli scambi internazionali. Senza tali accordi non potremmo stabilire nuove norme, per esempio di protezione ambientale o per la giustizia sociale”.
Inevitabile il riferimento al dibattito sul futuro dell’Europa in vista delle celebrazioni dei 60 anni dei Trattati di Roma, il prossimo 25 marzo. A chi riferiva perplessità per la mancanza di riferimenti all’Europa sociale nel libro bianco della Commissione, Katainen ha replicato con serenità: “Nel libro bianco sono citate alcune politiche europee, ma solo come esempi dei diversi scenari. Attualmente l’impegno nazionale al progetto europeo è piuttosto debole, quindi la Commissione vuole sviluppare un dibattito sul futuro dell’Ue, chiedendo l’opinione degli Stati membri”. Per l’ex premier finlandese il momento del dibattito è ora: “Tutti gli interessati dovrebbero dire quello che si aspettano per il futuro dell’Europa. Davanti al mio ufficio c’è gente che fa la coda per convincermi a fare di più per l’Ue, ma queste cose vanno dette ad alta voce nei dibattiti nazionali, non soltanto a Bruxelles”.