Bruxelles – Via il veto dell’Italia alla revisione di bilancio dell’Ue. Dalla Commissione europea è arrivata l’assicurazione politiche che da qui al 2020 si farà uso del margine di spesa aggiuntivo di 3,2 miliardi non ancora utilizzato per far fronte alle emergenze migranti e disoccupazione giovanile, e il governo italiano ha revocato la posizione ostruzionistica sul dossier. Ad annunciarlo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega agli Affari europei, Sandro Gozi, in occasione della riunione del consiglio Affari generali.
La revisione di medio termine del bilancio pluriennale dell’Ue (noto come Mff, dalla sigla dell’espressione inglese Multi-annual Financial Framework). L’Italia già a novembre aveva puntato i piedi chiedendo maggior impegno – politico e di spesa – per il finanziamento dell’iniziativa giovani e il sostegno dei costi di gestione dei flussi migratori. Impegni non assunti e che hanno visto l’Italia porre il veto ai lavori. Adesso il team Juncker ha promesso che si metteranno più soldi alle voci di bilancio richiesto dall’Ue. E’ questo che ha permesso di sbloccare i lavori. “In termini numerici non c’è niente di nuovo” rispetto a quanto proposto a dicembre, ma – ha spiegato Gozi – “l’elemento nuovoè l’impegno politico della Commissione europea a utilizzare i margini di spesa da 3,2 miliardi per migranti e disoccupazione giovanile”. L’Italia revoca il veto ma non fa vera e propria marcia indietro. Sono state rese disponibili risorse aggiuntive per il finanziamento del programma Erasmus e il sostegno alle piccole e medie imprese, “ma non riteniamo siano quelli adeguate”, ha ammesso Gozi. Viene meno il veto italiano, dunque, ma non la riserva.
Nessuna riserva, invece, sul futuro dell’Europa, altro elemento di dibattito del consiglio Affari generali. Qui l’Italia ha le idee chiare. Avanti a due velocità, o anche di più se serve. Come ha sintetizzato Gozi, la linea sposata dal governo e su cui sembra esserci un consenso generale, è quella di un’Unione europea che vede “tutti gli Stati membri uniti a 27, dove nessuno vuole obbligare ad accelerare il ritmo a cui andare, ma dove nessuno neppure vuole permettere al più recalcitrante di bloccare tutti gli altri”. Avanti a velocità variabili e con le cooperazioni rafforzate, dunque. Gruppi di Stati che intendono portare avanti l’integrazione di una data area saranno liberi di farlo, e in tal senso “naturalmente la cooperazione strutturata deve essera aperta a chi intende aderire successivamente”. Una maggiore integrazione della difesa rappresenta forse la principale scommessa di questa nuova Europa: qui c’è un piccolo nocciolo di Stati che intende dar vita a un qualcosa che smetta di essere squisitamente nazionale e più europeo. Ma Gozi ha enfatizzato anche “il lancio dell’Europa sociale”, progetto a cui stanno lavorando Italia, Malta e Svezia in vista della conferenza di Goteborg di novembre, e che troverà spazio nelle conclusioni del vertice dei leader dell’Ue della prossima settimana.