Bruxelles – Donald Tusk si avvia verso un secondo mandato alla carica di presidente del Consiglio europeo. Sarà il Vertice di giovedì a rinnovargli il mandato e il polacco è sicuro di essere riconfermato nel ruolo anche se si è creata una situazione paradossale: l’unico governo ad essere contrario alla sua rielezione è proprio quello della sua Polonia. Ma al Vertice l’elezione dovrebbe essere per consenso e comunque la Polonia, anche volendo, non potrebbe bloccarlo perché l’ex premier ha comunque la maggioranza qualificata necessaria a passare anche se Varsavia ottenesse una votazione palese.
Tusk non è ben visto dal partito attualmente al potere, la formazione di destra conservatrice Diritto e Giustizia (PiS), che ha addirittura presentato una candidatura alternativa, quella dello sconosciuto (a livello europeo) eurodeputato Jacek Saryusz-Wolski, anche lui membro della Piattaforma Civica come Tusk che invece è stato definito dal leader del PiS Jaroslaw Kaczynski “il candidato della Germania”.
A fare quadrato attorno a Tusk non solo i capi di Stato e di governo ma anche il Partito popolare europeo. “È il solo candidato del Ppe”, aveva dichiarato nel fine settimana il capogruppo al Parlamento Manfred Weber, intimando a Saryusz-Wolski di non accettare la candidatura, altrimenti sarebbe stato cacciato dal gruppo del Ppe. Ma l’eurodeputato, che è anche vicepresidente del Ppe, ha deciso di accettare la candidatura e le conseguenze del suo gesto non si sono fatte attendere. “Il Ppe ha revocato a Jacek Saryusz-Wolski il titolo di vicepresidente del partito”, ha annunciato il presidente dl popolari Juseph Daul, secondo cui la decisione è la diretta conseguenza dell’espulsione che il politico ha ricevuto da parte di Piattaforma Civica per aver accettato di correre contro Tusk.