Bruxelles – Tutto come programma, o quasi. Per il 2017 ci saranno 200 milioni di euro in più a sostegno degli sforzi nazionali per i rimpatri e i ritorni, la priorità nella gestione dei flussi rimane la rotta del Mediterraneo centrali, e i ricollocamenti – la distribuzione tra Stati membri dell’Ue dei richiedenti asilo stipati in Grecia e Italia – prosegue ma non ai ritmi sperati. La Commissione europea fa il punto della situazione dell’agenda per l’immigrazione. Non ci sono sorprese. Si fa il riepilogo delle decisioni prese, si mettono in evidenza ritardi noti. Sono più le raccomandazioni delle decisioni vere e proprie, ma del il compito del team Juncker era del resto quello di fare lo “state of play”, come si dice a Bruxelles, vale a dire una valutazione di quanto è stato fatto e, sulla base di quanto non fatto, cosa ancora rimane da fare.
Ricollocamenti. Si procede, ma non come si dovrebbe e come si vorrebbe. Non a caso la Commissione torna a insistere sulla “necessità di una rinnovata spinta” in tal senso. Nonostante nel mese di febbraio abbia fatto registrare un nuovo record con circa 1.940 ricollocamenti, il ritmo “è ben al di sotto delle aspettative e degli obiettivi fissati dal Consiglio europeo”, e dunque dagli Stati. Si dovrebbe alleviare il peso della pressione migratoria su Italia e Grecia con, rispettivamente, la redistribuzione di 1.500 e 3.000 migranti al mese. Nel momento record, ci si è fatti carico di meno della metà di quanto si dovrebbe. Risultato: dall’Italia sono stati ricollocati 3.704 migranti su 34.953, e dalla Grecia 9.566 su 63.300. La solidarietà europea tanto chiesta, non c’è.
Reinsediamenti. E’ il processo di trasferimento di migranti da un Paese extra-Ue in un Paese Ue. Riguarda le persone riconosciute come bisognose di protezione internazionale per motivi umanitari o come rifugiati. Qui i numeri sono più incoraggianti: 14.422 persone sono state prese sotto tutela sulle 22.504 che gli Stati hanno detto di voler aiutare. Si è più che a metà strada.
Ritorni. Europea avanti a fatica. Nonostante i progressi comunque registrati, “resta necessaria un’azione più decisa per migliorare in modo significativo i tassi di rendimento”, il giudizio della Commissione europea. In sostanza, si rimpatria poco. Ecco perché l’esecutivo comunitario ha deciso di mettere a disposizione degli Stati 200 milioni di euro in più per il 2017. Si vogliono sostenere le azioni nazionali. Accanto a questo il nuovo piano del team Juncker prevede di attivare entro giugno un meccanismo di finanziamento per voli commerciali per favorire i rimpatri e provvedere entro ottobre alla formazione della autorità per i rimpatri nei Paesi terzi. Gli Stati dovranno invece velocizzare le procedure per le espulsioni, pubblicare le decisioni di rimpatrio, ridurre i tempi per presentare ricorsi, scambiarsi di più e meglio informazioni e migliori pratiche.
Cooperazione con i Paesi terzi. La priorità, in questo momento, è la rotta del Mediterraneo centrale. La Commissione è decisa a ridurre il numero delle persone che, attraversando il continente africano, si ammassano sulle coste libiche alla volta dell’Europa. Bisogna lavorare di più sui Paesi terzi per evitare che i migranti si mettano in marcia o possano essere ripresi dai governi dei Paesi di provenienza. “Progressi tangibili sono stati fatti con i cinque paesi prioritari africani (Etiopia, Niger, Nigeria, Mali e Senegal), ma gli sforzi devono essere intensificati per ottenere risultati”, il bilancio dell’esecutivo comunitario. Un accordo di riammissione con la Nigeria potrebbe essere raggiunto entro giugno di quest’anno.