Bruxelles – Se il Libro Bianco sul futuro dell’Europa manca di concretezza, il discorso di Jean-Claude Juncker nel presentarlo al Parlamento europeo non è stato certo da meglio. Il presidente della Commissione è apparso assolutamente sotto tono nel suo intervento che è stato accolto da applausi timidi, neanche dieci secondi, alla sua conclusione. Nell’elencare i cinque possibili scenari per l’Europa a Ventisette, che nelle celebrazioni per il 60esimo anniversario del Trattato di Roma dovrebbero servire a “voltare pagina e scrivere un nuovo capitolo della nostra storia”, Juncker non ha voluto esprimere la sua personale preferenza perché “non si deve confondere leadership e diktat”. Quello che intende fare Bruxelles è “ascoltare prima di pronunciarsi, un metodo che fa onore alla democrazia non solo rappresentativa ma intera”. “Se prendessi le decisioni da solo le prenderei in uno splendido isolamento”, ha insistito Juncker secondo cui però una cosa deve essere chiara: “L’idea dell’Ue non può essere ridotta al semplice mercato unico, questa non è la nostra ambizione”, in quanto “mercato unico ed euro esistono per essere al servizio dei cittadini”. “Se avessi scelto di seguire mio approccio avrei fatto una sola proposta”, invece in questo modo, “vogliamo obbligare i governi, il parlamento europeo e quelli nazionali, ma anche la società civile e i partiti a uscire dall’ambiguità”, e a intervenire nel dibattito invece di continuare a dare tutte le colpe a Bruxelles.
Ed è proprio ora che la Brexit ha sconvolto il continente che dobbiamo chiederci “Quo vadis Europa”, scandisce in latino Juncker e “non c’è un momento migliore per aprire questo dibattito”, un dibattito con il quale “difenderemo ovunque, con tutte le nostre forze, la democrazia europea”, consapevoli del fatto che “per troppo tempo quello che la gente si aspettava era lontano da quello che l’Europa faceva”, perché “l’Europa continua ad essere una grande ambizione”,
Un’ambizione nata, ha ricordato Juncker, con il Manifesto di Ventotene di Spinelli e Rossi, che ha portato poi al Trattato di Roma. Ma non è solo quello che è accaduto 60 anni fa ad essere importante, ma soprattutto “il giudizio che daranno i nostri nipoti tra 60 anni”.
“I Trattati andranno aggiornati, ma quando ci sarà una volontà collettiva che oggi non esiste”, ha avvertito il presidente nel spiegare il perché il Libro Bianco sia composto di 5 prospettive, nessuna delle quali implica una revisione delle regole fondamentali dell’Unione.
E queste proposte della Commissione, spiega Juncker, non dovranno essere solo discusse da eurodeputati e governi, ma dai cittadini stessi. “Serve un dibattito vero e onesto sull’Europa e su quello che cittadini attendono dall’Ue”, una “conversazione che non deve avere luogo solo a Roma, ma in occasione di numerosi summit, e dibattiti, che devono aver luogo in città e regioni, dappertutto”.