Roma – “Senza l’euro non avremmo retto la crisi economica. Uscire dall’euro è una cosa priva di senso, anche perché il nostro Paese ha un debito pubblico enorme, che dovremmo continuare a ripagare in euro”. Il presidente del Parlamento europeo, l’italiano Antonio Tajani, boccia categoricamente l’ipotesi di un abbandono della valuta comune a 19 Stati membri dell’Ue. Tuttavia, parlando a ‘Voci del mattino’, su Radio1, ammette che “andrebbe migliorata la governance della moneta”, che “deve avere una forte politica alle spalle”.
È questo il rimprovero che Tajani fa all’Ue, nella quale “molte cose vanno cambiate” e dove “si è fatta troppa attività burocratica” e “non abbastanza politica”. Per l’esponente del Ppe, questo prevalere della burocrazia sulla politica è alla base del “rigorismo” che contraddistingue le politiche economiche e che è cosa diversa dal “rigore”, pur necessario. “L’austerità da sola non porta da nessuna parte”, indica Tajani, convinto che si debba lavorare “riducendo il debito pubblico” e “mettendo a posto i conti nei Paesi”. Tutto ciò va fatto “però con il sostegno di una forte politica industriale, una forte politica a sostegno dell’economia reale”.
“Bisogna bilanciare il rigore con le politiche per la crescita”, ribadisce il numero uno dell’Europarlamento, indicando i settori nei quali bisogna concentrarsi: “Agricoltura, commercio, artigianato, libere professioni, piccole e medie imprese che in Europa sono circa 24 milioni, di cui 4 in Italia”. Servono “aiuti alle Pmi, riduzione della pressione fiscale, riduzione del fardello burocratico, internazionalizzazione delle piccole e medie imprese”, se si vuole “creare occupazione”. Senza tutto ciò, conclude Tajani, “rimettere a posto i conti pubblici con la via dell’austerità non produce niente”.