Bruxelles – Il libro bianco sul futuro dell’Unione europea non infiamma il Parlamento europeo, dove il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, l’ha presentato scombinando l’agenda dei lavori dell’Aula. Il documento non piace al gruppo dei Socialisti e Democratici (S&D). Il capogruppo Gianni Pittella lo ha detto a chiare lettere: si aspettava altro. Si aspettava qualcosa. “E’ un errore limitarsi a presentare cinque possibili scenari per il futuro dell’Ue invece di presentare un piano completo per essere più forti di fronte alla tempesta che dobbiamo affrontare”. Non c’è sostanza. In sintesi, “questo libro bianco ci ha deluso”. Ha deluso in particolare l’assenza di quel coraggio che da Juncker ci si attendeva e che invece, contrariamente alle attese, è mancato. In tal senso risulta quasi accorato il richiamo di Pittella. “Invito Juncker a sfidare le divisioni e l’inazione dei governi definendo una scelta politica chiara per il futuro dell’Europa”.
Delusi da quanto prodotto dal team Juncker è pure il gruppo dei Verdi. “Sfortunatamente, quando si rendono necessarie proposte urgenti per rispondere ai crolli, la Commissione europea si limita a presentare una collezione di scenari vaghi”, il commento di Ska Keller, co-presidente del gruppo. “I politici europei devono svegliarsi e battersi attivamente per il progetto europeo”.
Né il libro bianco, né la presentazione che Juncker ne ha fatto in Aula ha scaldato i cuori della Sinistra Unita (Gue). ‘Portavoce’ dei malumori del gruppo è l’italiana Eleonora Forenza (l’Altra Europa con Tsipras”. Il white paper non è che “un puro esercizio di stile”. C’è poco e niente di quello che la Gue chiede e vorrebbe per discutere l’Europa che verrà. “Non c’è nulla che metta in discussione l’impianto ultra-liberista e monetarista, nulla che dica basta all’austerità e al folle patto di stabilità”. E poi, ha criticato ancora, non c’è “nessuna proposta di riforma della Bce, del suo mandato e della sua funzione, nessun accenno al ruolo del Parlamento europeo e di quelli nazionali”. Quanto prodotto da Juncker è dunque “letteralmente un libro bianco, perché non vi é traccia di nessuna proposta di cambiamento dell’Europa in senso democratico e sociale”.
Non critici ma in linea con i contenuti del libro bianco le parole del capogruppo popolare Manfred Weber. Il tedesco si limita a dichiarazioni di rito, accoglie un testo privo di ambizione che non rompe le uova nel paniere dei governi. “Il Libro Bianco sarà una buona base per le discussioni in seno al Parlamento europeo e con i capi di Stato e di Governo. Dovrebbero assumersi le proprie responsabilità e, infine, essere chiari su quale tipo di Europa vogliono”.
Il leader dei liberali (Alde) in Parlamento, Guy Verhofstadt, difende lo scenario che riprende i suoi suggerimenti. Lo scenario che per primi in Commissione considerano “non realistico”. Ma il belga insiste. “I primi tre scenari non rappresentano un’opzione reale e dovremmo muoverci nel senso degli scenari 4 e 5: fare le cose in modo più efficacie e fare di più insieme”.
E poi i gruppi euroscettici. Il libro bianco è stato accolto con dichiarazioni non certo entusiaste dagli esponenti dei gruppi Efdd e Enl, rispettivamente i gruppi dei partiti di Nigel Farage e Beppe Grillo, e di quelli di Marine Le Pen, Matteo Salvini, Geert Wilders. Siamo solo al libro bianco, “l’inizio” del percorso di riflessione sull’Ue. Eppure si vede già un’Europa a diverse velocità (di giudizio).