Bruxelles – Berlino non ci sta. Dopo la conferma dell’arresto di Deniz Yucel, corrispondente dalla Turchia del giornale tedesco Die Welt accusato di “propaganda terroristica”, la Germania è furiosa con Ankara. La reazione di Angela Merkel non si è fatta attendere. Ieri la cancelliera tedesca ha definito “amara e deludente” la decisione delle autorità turche di convalidare l’arresto del giornalista.
Deniz Yucel, giornalista tedesco-turco di 43 anni, è in prigione ormai da due settimane ed è accusato di “propaganda e associazione terroristica”, oltre che di “diffusione di dati”. Il cronista si era presentato spontaneamente alla polizia di Istanbul il 14 febbraio, dopo avere appreso di essere ricercato per i suoi articoli sugli attacchi informatici ai danni di Berat Albayrak, ministro dell’Energia e genero del presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Nonostante le pressioni esercitate dalla Germania e da diversi quotidiani europei per liberare il corrispondente, la Turchia non ha fatto alcun passo indietro: lunedì un giudice ha confermato l’arresto del giornalista.
Una misura considerata “eccessivamente dura” dalla cancelleria di Berlino, che in un comunicato ha dichiarato: “Il governo si aspetta che la giustizia turca, nella sua gestione del caso Yucel, prenda in considerazione l’importanza della libertà di stampa in una società democratica”. Le relazioni diplomatiche tra Germania e Turchia si fanno così ancora più tese. Circa 166 parlamentari tedeschi hanno richiesto la scarcerazione di Yucel la settimana scorsa. Alcuni di essi hanno proposto un divieto di ingresso sul suolo tedesco per Erdogan qualora la Turchia non prendesse provvedimenti in tal senso. Un argomento sensibile per il leader turco, il quale nelle prossime settimane dovrà fare campagna nelle comunità turche di Germania in vista del referendum costituzionale.
Dopo il fallito golpe del 15 luglio 2016, la libertà di stampa in Turchia è finita nel mirino di Erdogan: oltre 130 media – 16 reti televisive, 23 radio, 45 quotidiani, 15 magazine e 29 case editrici – sono stati chiusi allora, con decine di giornalisti arrestati. Il caso Yucel, i cui reportage sono considerati molto critici nei confronti del governo, conferma quindi la fama della Turchia di Erdogan di essere un paese inospitale per i giornalisti.