Bruxelles – Basta immigrati nel Regno Unito e basta al loro accesso al sistema britannico di welfare. Sono state queste alcune delle motivazioni più forti alla base della vittoria del “leave” nel referendum britannico del 23 giugno scorso che ha decretato l’uscita del Regno Unito dall’Ue. Eppure, a giudicare dal rapporto sull’economia europea dello European Economic Advisory Group, gli immigrati sono una risorsa e una loro espulsione rappresenterebbe un aumento del caro-vita.
Sui circa 63,7 milioni di abitanti del Regno Unito, 5,3 milioni non sono britannici (8%), e di questi più della metà sono cittadini dell’Ue (2,9 milioni). Pochi, in termini percentuali, eppure “una riduzione significativa nel numero degli immigrati avrebbe un costo per tutti”, avverte lo studio. Basta guardare i numeri: il 45% delle persone impiegate nel settore dei commerci di base è straniero. Il 30% dei professionisti attivi nella sanità è anch’esso straniero. Se si dovesse costringere alla partenza questi lavoratori, “presumibilmente” si avrebbero stipendi più alti per cittadini britannici in grado di sostituire gli immigrati costretti ad andar via, ma allo stesso tempo si avrebbero “prezzi più elevati per i servizi” erogati. Non solo. “Un rimpatrio di questi immigrati genererebbe carenze di personale in diversi settori”, e non è chiaro se e quanto queste carenze possano essere colmate.