Roma – Incontriamo il sottosegretario per gli Affari europei, Sandro Gozi, a margine degli Stati generali Erasmus organizzati oggi a Roma, al Campidoglio, per celebrare il 30° anniversario del programma. Con la questione pendente della manovra per evitare una procedura di infrazione per eccessivi squilibri di bilancio, e con un suo collega di governo che chiede chiarezza sulle intenzioni del Pd di cui Gozi è esponente – “sento dire ‘tagli no, tasse no, procedura di infrazione no’ e allora ci dicano come si fa”, ha intimato stamane il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda – una domanda sul tema al sottosegretario è d’obbligo, prima di affrontare il tema dell’incontro, lanciando anche uno sguardo alla Brexit.
Eunews – Alla direzione nazionale del Pd, il segretario dimissionario Matteo Renzi ha detto che non vuole sentir parlare di un aumento della pressione fiscale per la manovra correttiva richiesta dalla Commissione europea. Riuscirete a trovare i 3,4 miliardi necessari senza alzare le tasse?
Gozi – Non ci sarà nessun aumento delle tasse, perché non è giusto che ci sia. Finalmente il governo Renzi aveva cominciato a far scendere la pressione fiscale e dobbiamo continuare in questa direzione. Certamente il dialogo va avanti e troveremo una soluzione con la Commissione europea, ma non dovrà incidere neppure dello 0,00001% sulla crescita che finalmente è tornata in Italia. Crescita che è quasi dell’1% ma non è sufficiente e va rafforzata, quindi non possiamo fare nulla che vada contro questa ripresa. Su questo saremo molto chiari, ma sono fiducioso che troveremo una soluzione condivisa con la Commissione europea.
E. – Quindi il governo non rischia di cadere sulla manovra correttiva?
G. – Assolutamente no. Non c’è questo rischio.
E. – Di recente, una studentessa britannica ha chiesto al governo May di rimanere nell’Erasmus anche dopo la Brexit, è fattibile?
G. – È fattibile, ma è una cosa che dovremo negoziare. Nel mese di marzo dovrebbe arrivare la notifica da Londra (della volontà di attivare l’articolo 50 del Trattato di Lisbona, per avviare le procedure di separazione dall’Ue ndr). Poi inizieranno i negoziati e dovremo valutare settore per settore cosa vorremo fare ancora insieme con il Regno unito anche dopo la Brexit. Programmi come Erasmus potrebbero rimane, ma certo questo dipende molto da come va il negoziato, perché purtroppo i britannici hanno deciso di uscire dall’Ue e oggi hanno deciso di uscire anche dall’Erasmus. Credo che questo possa essere recuperato, ma sarebbe stato meglio per tutti quanti se il Regno unito avesse deciso di rimanere nell’Unione europea.
E. – Per mantenere l’Erasmus, i britannici dovrebbero continuare a contribuire anche economicamente al programma.
G. – Certo. Qualsiasi cosa che rimane, nella cooperazione tra l’Ue e il Regno unito, richiede un contributo finanziario da parte loro. È evidente che con la Brexit si apre un processo di limitazione dei danni. Io non credo affatto alla retorica della nuova opportunità. Per noi è una perdita che il Regno unito esca. Per il Regno unito è una perdita enorme, molto più che per noi, uscire dall’Ue. Il fatto che magari domani possa non esserci più l’Erasmus con il Regno unito è un esempio di quanto possiamo perdere. Ora gestiamo il processo e cerchiamo di limitare i danni salvando il salvabile.
E. – Ieri il ministro Padoan ha dichiarato che senza un drastico cambiamento di strategia si rischiano altre Brexit.
G. – Questa è la posizione del governo italiano dal 2014. È da allora che diciamo che l’Ue deve uscire dallo ‘status quo’ e se non lo fa si va incontro alla disgregazione europea, che è in parte cominciata con l’uscita del Regno unito e proseguirà se l’Europa non cambia. Oggi abbiamo bisogno di un’Europa che dia più sicurezza e protezione: sicurezza fisica, con l’Europa della difesa; sicurezza economica, con l’Europa della crescita; sicurezza sociale, lottando contro le disuguaglianze; sicurezza per i giovani, rafforzando quegli strumenti di contrasto alla disoccupazione giovanile, come Garanzia giovani, e moltiplicando per 10 le risorse per l’Erasmus, come il governo italiano chiederà in un documento che presenteremo ad aprile per la discussione sul prossimo bilancio pluriennale. Se faremo questo, rilanceremo un rapporto di fiducia tra l’Europa e i cittadini che ci permetterà anche di contare qualcosa nel mondo. Perché oggi, in un mondo che cambia, in un nuovo disordine globale in cui contano molto i rapporti di forza bilaterali, se non rilanciamo l’Europa in Europa spariremo dalla carta geopolitica mondiale.