Bruxelles – Più di due terzi dei banchi di pesce europei sono sovrasfruttati. L’allarme arriva da Oceana, la maggiore Ong internazionale per la protezione degli oceani, che ha recentemente pubblicato un rapporto intitolato “Sfruttamento e stato delle riserve europee”, che sarà presentato al Parlamento europeo lunedì prossimo dal Dr. Rainer Froese. Secondo lo studio, che ha analizzato quasi 400 riserve di pesce in quattordici ecoregioni europee, dal mare di Barents al mar Nero, solo il 12% delle riserve europee stanno rispettando le regole prevista dalla politica comune sulla pesca dell’Ue.
L’85% delle riserve di biomassa europee è ben al di sotto dei livelli salutari che garantiscono una pesca sostenibile in quantità elevate, dice il rapporto di Oceana. In particolare, in più della metà delle riserve analizzate la biomassa si trova oltre i limiti di sfruttamento e potrebbe quindi soffrire una riproduzione ridotta dei pesci. Il 17% delle riserve si trova in una condizione “severamente danneggiata” e rischia l’estinzione. Le regioni che stanno meglio in Europa sono il mare di Barents e il mar di Norvegia, mentre le condizioni peggiori si riscontrano nelle riserve del mar Mediterraneo.
Soltanto 47 riserve di pesce europee (ossia il 12% del totale), denuncia lo studio, rispettano le regole della politica comune dell’Ue riguardanti i livelli di salute delle biomasse e la mortalità del pesce non soggetta alla pesca eccessiva. I ministri per la pesca dell’Ue continuano a non tener conto della scienza e a sfruttare eccessivamente riserve in declino, sulla base di argomenti socio-economici dalla breve prospettiva, denuncia l’Ong. Non si tratta soltanto di un problema legale, spiega il rapporto, poiché le conseguenze positive della pesca sostenibile sono chiare: una miglior gestione può far aumentare le dimensioni della pesca e quindi produrre maggiori benefici al settore ittico. Oceana ha calcolato che se le riserve ittiche dell’Ue fossero meglio gestite si potrebbe aumentare la produzione del 57%.
Alla fine del rapporto si propone agli Stati membri dell’Ue una strategia in tre punti per migliorare in tempi brevi la situazione delle riserve ittiche europee. Essa prevede di porre dei limiti di pesca in base a parametri scientifici per riportare le riserve di pesce danneggiate oltre i livelli salutari entro il 2020 al più tardi; di assumere azioni di emergenza, tra le quali la creazione di zone di pesca chiuse, per le riserve o le regioni danneggiate dalla pesca eccessiva; infine la pesca dovrebbe essere ridotta in quelle zone che ancora non prevedono limiti di pesca per garantire lo sfruttamento sostenibile delle risorse ittiche. Questo è l’unico modo, sottolinea Oceana, per non mettere ulteriormente a rischio le riserve europee, che già si trovano in cattive condizioni a causa dello sfruttamento eccessivo.