Roma – I governi nazionali non dovrebbero aggiungere “il loro crescente populismo dall’alto, per esempio parlando ridicolmente dell’Europa, a quello dal basso dei partiti originariamente populisti, che io però preferisco chiamare nazionalisti o protezionisti”. L’ex presidente del Consiglio, Mario Monti, lancia quella che ha tutta l’aria di una critica al precedente esecutivo guidato da Matteo Renzi e di un monito per quello attuale di Paolo Gentiloni, che su pressione del segretario uscente del Pd sta cercando il modo per fare una correzione di bilancio come chiede l’Ue, ma “senza misure depressive” come ha più volte ripetuto l’attuale inquilino di Palazzo Chigi.
“Se le regole sono considerate sbagliate o non più attuali”, come spesso ha accusato Renzi scagliandosi contro il Fiscal compact, “possono essere cambiate”, ha osservato Monti intervenendo a un convegno organizzato dall’Istituto universitario europeo di Firenze. Tuttavia, ha proseguito, “indebolire la costruzione europea e la credibilità delle istituzioni” dell’Ue per evitare la crescita dei populismi “non mi convince”.
Secondo l’ex commissario europeo, è importante che “non prevalga l’orizzonte di brevissimo periodo, la preoccupazione di essere rieletto o il prossimo sondaggio”. Al contrario, ha sottolineato, è necessario che “ci sia un po’ più di senso di responsabilità”. In quest’ottica, dopo che l’Italia è uscita dal braccio correttivo del Patto di stabilità – per effetto delle misure ‘lacrime e sangue’ adottate proprio dall’esecutivo Monti – secondo l’ex premier “adesso è importante non rientrarci”.
Il senatore a vita ha lanciato poi un’altra frecciata a Renzi indicando che “l’Italia avrebbe potuto, in questi ultimi tre anni, accelerare il percorso verso la crescita e portare a un definitivo risanamento la finanza pubblica”. Una cosa che si è fatta solo “in parte”, a suo avviso, perché “poi c’è stata molta energia politica, e anche diversi fondi dello Stato, dedicati attraverso bonus alla creazione di un clima che fosse favorevole alla scadenza referendaria”.
Monti ha infine difeso il proprio operato da presidente del gruppo di alto livello sulle risorse proprie dell’Ue. “Il nostro non è un lavoro per trovare nuove tasse a livello europeo”, ha indicato. L’intento del rapporto finale del gruppo, ha spiegato, è volto a “modificare in profondità il modo in cui l’Ue viene finanziata”. Lo scopo, ha concluso, non è aumentare la pressione fiscale in Europa, e neppure aumentare la dimensione del bilancio comunitario”. L’obiettivo è invece di “trasformare il bilancio perché l’Ue non sia più la macchina per una gigantesca redistribuzione, ma una macchina per produrre cose e servizi che solo a livello europeo possono essere prodotti, come la sicurezza interna ed esterna e la politica in materia di migranti”.