Bruxelles – E’ stato considerato un “cavallo di Troia”, un portatore sano di minacce per il “made in”, l’occupazione e la salute dei cittadini. Adesso il Ceta, l’accordo di libero scambio tra Ue e Canada approvato non senza polemiche, rischia di assestare un duro colpo ai Paesi in via di sviluppo. La partnership commerciale tra ricchi, va a scapito dei poveri. Questo, in sintesi, il messaggio contenuto nello studio di impatto del Ceta condotto dal centro studi del Parlamento europeo per conto della commissione Sviluppo. Non è certo, ma comunque “è probabile che l’attuazione degli accordi mega-regionali si tradurrà in una certa erosione delle preferenze per i paesi in via di sviluppo”. Vuol dire che Ue e Canada inizieranno a commerciare di più tra loro, e meno con gli altri partner. Meno acquisti ai Paesi in via di sviluppo significa mettere a rischio il loro futuro, e non a caso lo studio suggerisce che l’assistenza allo sviluppo dell’Ue “sia mirata a quei Paesi e produttori vulnerabili”.
Lo studio opera una distinzione tra il gruppo dei 79 Paesi noti come Acp (Africa-Caraibi-Pacifico) e quelli meno sviluppati. A seconda degli scenari per i Paesi Acp si stimano perdite tra 21,7 miliardi e 50,3 miliardi di dollari per effetto dell’entrate in vigore del Ceta. Metre per i Paesi meno sviluppati il Ceta potrebbe costare tra i 11,4 e i 16,3 miliardi di dollari. A mettere “sotto pressione” la parte meno ricca del mondo, l’abbattimento del regime tariffario su importazione ed esportazioni tra Canada e Ue. Una misura “molto aggressiva” che rende meno competitive e meno attraenti – in quanto più costose – le merci in arrivo da altri Paesi. Nel caso del Ceta, le analisi suggeriscono che “possono esserci degli effetti di erosione delle preferenze per i paesi in via di sviluppo”, in particolare quelli con esportazioni concentrate sull‘Ue e quelli che competono direttamente con il Canada sul mercato Ue, come ad esempio eventuali prodotti ittici della Tanzania. E “non è chiaro” se tale deviazione degli scambi possa essere compensata con la creazione di nuove forme di commercio derivanti dal Ceta. Ecco perché si raccomanda di “stabilire un meccanismo di compensazioni attraverso le risorse dell’Ue per l’assistenza allo sviluppo”.