Bruxelles – “Illegale e irresponsabile”, così viene definito dal rapporto annuale 2016-2017 di Amnesty international l’accordo tra Unione europea e Turchia per stabilizzare la rotta migratoria dei Balcani. Secondo l’Ong che tutela i diritti umani nel mondo, l’accordo con la Turchia avrebbe messo a repentaglio la vita di migliaia di immigrati, pregiudicando il diritto a chiedere l’asilo, e rispedendo indietro i rifugiati in un “contesto insicuro”.
Si tratta di un report pubblicato il 22 febbraio a Roma, in contemporanea con le altre capitali mondiali, sullo stato dei diritti umani in 159 Paesi. Secondo Amnesty, le politiche dei governi stanno “creando un mondo sempre più divisivo e pericoloso”. Ne sono un esempio, in Europa, la Francia e il Regno unito, sotto accusa per le loro politiche sulla sorveglianza delle masse. Nello specifico, le drastiche misure di sicurezza adottate nel contesto del prolungato stato d’emergenza in Francia, hanno dato luogo a migliaia di perquisizioni, a divieti di viaggio e ad arresti. Per il governo di Londra, invece, l’allarme è posto sull’ondata d’odio che ha fatto seguito al referendum sulla Brexit e sulla nuova legge per la sorveglianza, che ha garantito più ampi poteri all’intelligence per violare la privacy su scala massiccia.
“Il 2016 è stato l’anno in cui il cinico uso della narrativa del ‘noi contro loro’, basata su demonizzazione, odio e paura, ha raggiungo livelli che non si vedevano dagli anni trenta dello scorso secolo”, ha dichiarato Salil Shetty, segretario generale di Amnesty international. “Da Trump a Orbán, da Erdoğan a Duterte, sempre più politici che si definiscono anti-sistema stanno brandendo un’agenda deleteria che perseguita e disumanizza interi gruppi di persone”, ha proseguito Shetty.
Su questa linea le accuse poste all’Ungheria, accusata dall’Ong di aver imposto un modello divisivo di politiche identitarie e “un’oscura visione della Fortezza Europa”, che si sono tradotti in “sistematiche misure repressive” contro i diritti dei migranti e dei rifugiati.
Infine un monito alla società civile per fermare questa ondata d’odio, chiamata a resistere ai cinici tentativi di rimettere in discussione i diritti umani consolidati da lungo tempo, in cambio della vaga promessa di prosperità e sicurezza.