Bruxelles – L’Italia presenta squilibri macro-economici, ma la Commissione concedere tempo prima di avviare una eventuale procedura, per la quale comunque “ci sono le condizioni”. Per Roma è questo il principale messaggio politico del pacchetto d’inverno del semestre europeo, adottato oggi dal collegio dei commissari. Il team Juncker conferma che l’Italia si trova nel gruppo di Paesi che presentano “squilibri economici eccessivi” (assieme a Bulgaria, Cipro, Croazia, Francia, e Portogallo). Tuttavia si dà credito agli impegni assunti dal governo Gentiloni e dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Si vuole verificare che le misure di correzione siano varate. Si attende, in sostanza, di vedere la manovra correttiva. “Sono fiducioso che l’impegno del governo italiano a prendere altre misure entro aprile sarà realizzato”, afferma il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici. Per questo motivo la decisione di un’eventuale avvio di una procedura per i disavanzi eccessivi “sarà presa solo in base alle previsioni di primavera 2017 della Commissione”, che saranno pubblicate a inizio maggio. Ma l’ipotesi è concreta, e lo dice chiaro e tondo il vicepresidente Valdis Dombrovskis presentando il pacchetto: “Allo stato attuale ci sarebbero le condizioni per avviare una procedura contro italia”.
Sono fiducioso che l'impegno del governo italiano a prendere altre misure entro aprile sarà realizzato.
— Pierre Moscovici (@pierremoscovici) February 22, 2017
Il problema nazionale è chiaramente il debito, già a livello record e in aumento contrariamente a quanto il Paese dovrebbe (132,3% in rapporto al Pil nel 2015, 132,8% nel 2016 e previsto in ulteriore aumento al 133,3% del Pil nel 2017). Quello tricolore è il secondo debito più elevato dell’Unione europea dopo quello greco. Ma c’è anche la questione delle correzioni del deficit.
La relazione dell’esecutivo comunitario conclude che “a meno che le misure strutturali aggiuntive pari almeno allo 0,2% del Pil che il governo si è impegnato ad adottare al più tardi nell’aprile 2017 siano attuate in modo credibile entro quella data per ridurre il divario e garantire la conformità al braccio preventivo nel 2017 (e quindi nel 2016), il criterio del debito stabilito dovrebbe essere considerato non soddisfatto”. Per questo la Commissione si riserva di decidere se aprire o meno una procedura di infrazione “tenendo conto dei dati sui risultati di bilancio per il 2016 e dell’attuazione degli impegni di bilancio assunti dalle autorità italiane nel febbraio 2017”. Non solo. Nel documento di runione i commissari europei sottolineano che i giudizi nei confronti di Cipro, Italia e Portogallo, saranno presi anche in considerazione del “livello di ambizione dei programmi nazionali di riforma” sulle politiche economiche gli i governi devono presentare a fine aprile.
L’Italia crea il rischio contagio. L’Italia fa parte di quel gruppo di Paese per i quali la Commissione ravvede “rischi medio-alti di sostenibilità di bilancio per il medio-lungo periodo”. Il Paese, secondo le valutazioni della Commissione di oggi, rappresenta rischi non solo per sé stessa. “L’elevato debito e prolungate dinamiche di debole produttività implicano rischi transfrontalieri”, vale a dire rischi contagio per gli altri Paesi della zona euro. Il debito pubblico è previsto come stabilizzato, ma “non ha ancora un andamento discendente a causa del peggioramento del saldo primario strutturale e la sommessa crescita nominale”. Sul fronte occupazionale, la partecipazione nel lavoro e la creazione di posti di lavoro sono in aumento, “ma la disoccupazione, soprattutto a lungo termine, rimane elevata con conseguenze negative sulla crescita futura”.
Maggior consolidamento. “Le condizioni macroeconomiche, sebbene ancora sfavorevoli tra cui la bassa inflazione, non possono essere considerate un fattore di spiegazione nel mancato consolidamento di bilancio nel 2016 e nel 2017”. La Commissione europea bacchetta l’Italia per i conti e chiede interventi in tal senso. La bassa inflazione è una delle argomentazioni usate dall’Italia per spiegare la natura balbettante della ripresina nazionale.
Servono più riforme. L’Italia ha fatto qualcosa, ma deve fare di più. “Dopo le riforme positive” sul processo di adozione di bilancio nazionale, sul mercato del lavoro, sul settore bancario, sul sistema giudiziario e sulla pubblica amministrazione, “l’impulso alle riforme è indebolito da metà 2016, e restano importanti lacune politiche” da colmare in particolare per quanto riguarda concorrenza, fiscalità, lotta alla corruzione, riforma del quadro di riferimento per la contrattazione collettiva.