Bruxelles – La Commissione europea vuole che il Regno Unito dia il suo contributo economico ai progetti europei per altri quattro anni dopo la firma della Brexit. Secondo quanto affermato da The Telegraph, che cita una fonte molto vicina ai negoziatori, il piano farebbe parte della richiesta da parte dell’Ue che il Regno Unito paghi per la Brexit circa 60 miliardi di euro prima di trovare un accordo sulle future relazioni commerciali tra le due entità. Un contro che Jean-Claude Juncker ha definito non a caso “salato”. Fin qui nulla di sorprendente visto che queste cifre girano ormai da tempo. La nuova richiesta europea, secondo il Telegraph, sarebbe emersa in una riunione di inizio febbraio tra Michel Barnier, capo negoziatore della Brexit per la Commissione, e i funzionari degli altri 27 Stati membri: il Regno Unito dovrà continuare a pagare fino al 2023.
Questi pagamenti, anche oltre il giorno dell’addio, dovrebbe aiutare ad ammorbidire il buco di oltre 10 milioni di euro all’anno che la partenza del Regno Unito produrrà nelle casse dell’Ue. Buco che porterebbe i Paesi più ricchi – nonché contribuenti netti dei progetti dell’Unione – come Germania e Francia, a sborsare di più; o dall’altro lato, i paesi più poveri, come Polonia e Ungheria, a ricevere minori fondi.
“La Commissione vuole che il Regno Unito paghi in rate dal giorno del suo addio nel 2019 fino al 2023, cioè quando le richieste finanziarie del ciclo settennale dell’Ue sono ai massimi”, ha detto una fonte diplomatica dell’Ue al Telegraph. Il nodo sembra essere puramente tecnico: i progetti europei ai quali il Regno Unito ha garantito il supporto finanziario prima della sua partenza nel marzo 2019 (nel ciclo di budget 2014-2020) richiederanno il contributo degli Stati membri fino proprio al 2023. Come aveva dichiarato un portavoce della Commissione alcune settimane fa, Bruxelles ritiene (usando una metafora) che se ci si siede a tavola insieme a 17 persone e si ordina, poi non ci si può alzare dal tavolo prima che arrivi il conto e chiedere agli altri di pagare anche la propria quota.
Una simile richiesta non verrà accolta favorevolmente dal governo britannico e in particolare dalla premier Theresa May, la quale ha già promesso che la Gran Bretagna smetterà di fare “ampie contribuzioni” al budget annuale dell’Ue dopo la Brexit. Il Telegraph parla di un “rompicapo politico” per May, che si trova davanti a un bivio: accettare le richieste dell’Ue e scontentare gli elettori britannici, oppure andare allo scontro frontale con la Commissione per non perdere il sostegno del suo popolo. Una possibilità che già preoccupa i maggiori paesi europei, guidati da Francia e Germania, i quali temono che, in caso di un peggioramento delle relazioni, il Regno Unito non onorerà gli accordi.